Obama ha vinto, viva Obama....ma...
Obama ha vinto. Anzi, ha stravinto. Proprio come dicevano i sondaggi. Gli americani hanno scelto il cambiamento. Legittimo e giusto. Ma hanno realmente scelto per il cambiamento, hanno realmente abbattuto quelle barriere sociali, culturali, politiche e razziali che la più grande democrazia del globo si portava dietro da decenni, secoli? O si sono aggrappati ad una speranza proprio come è accaduto in Italia con il voto quasi plebiscitario per Berlusconi?
Davvero il Wasp, il potere bianco e anglosassone, ha ceduto di fronte alla presa di coscienza del we can? Non credo. Se non altro perché ci sono già stati neri afroamericani ai vertici della politica Usa come Condoleeza Rice e Colin Powell. Al di la del voto popolare c’è qualcosa di più che comunque va analizzato. Quello di ieri non è stato un voto per Obama in quanto leader di un new deal del terzo millennio, non è stata la fine di una segregazione politica degli afroamericani. No, non è stato tutto questo, è stato un voto contro George W. Bush. Un voto contro una famiglia di imprenditori e magnati del petrolio che per anni, tra padre e figlio, hanno mandato a morire ragazzi senza nessun motivo valido se non quello degli interessi personali in Iraq ed in Afghanistan. E’ stato un voto contro società come la Carlyle, di cui fanno parte George H. W. Bush, suo figlio George W. Bush, l’ex segretario di Stato James Baker III, Frank Carlucci, Jonh Mayor ex primo ministro inglese e Shafig Bin Laden fratello di Osama Bin Laden e la Hallyburton del vice presidente Dick Cheney. E’ stato un voto contro chi ha massacrato l’economia americana e mondiale portandola ad una crisi peggiore di quella del 1929.
Insomma è stato un voto contro e non per. Una sorta di ancora di salvezza. Lo sapevano benissimo i repubblicani che hanno scelto un candidato comunque debole ed un vice presidente ancora più debole e anche fortemente chiacchierato per metodi, azioni e stile di vita. Lo sapevano bene e non è stato quindi un caso che in molti hanno saltato la barricata.
Nessuna fine del Wasp quindi, semplicemente una messa in stand by. Proprio come accaduto in Italia per il centrosinistra (che ora si esalta per la vittoria di Barak Obama pur sapendo che il neo presidente afroamericano poco ha a che fare con partiti come il Pd. Insomma al solito ci si auto esalta per convincere gli altri che il vento è cambiato). I repubblicani, come i nostrani centrosinistri, hanno preferito passare la mano e rimanere in attesa di tempi migliori. Obama avrà il tempo per dimostrare quanto vale o se è solo un fantoccio messo la dai soliti poteri forti che comunque lo hanno lautamente finanziato e sostenuto. Chi meglio di lui, democratico, nero, con un passato discusso per amicizie considerate “pericolose” poteva essere collocato alla Casa Bianca? Dietrologia? No, assolutamente. E’ il gioco della politica, null’altro. Se non riuscirà a fare quanto promesso, Obama verrà messo alla gogna proprio da coloro che lo hanno sostenuto e finanziato pronti a scatenare media e finanziatori al grido di “Bush è morto, viva Bush”.
Del resto si sa, convogliare il voto della protesta è facile. Molto facile. Basta avere mezzi e denaro e quelli, nell’America della recessione, non mancano affatto.
E’ pur vero che Obama potrebbe rivelarsi un soggetto non manovrabile. Non inquadrabile negli schemi, Come Kennedy, come M.L.King o come Malcom X…. Già, ma ricordatevi anche che fine hanno fatto. A meno che il giocattolo America non si sia veramente rotto.
Richelieu
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