lunedì 24 giugno 2013

SE SEI ITALIANA E HAI FAME ... NON C'E' PIETA'!

Un'ex segretaria d'azienda, vedova 80enne. Che vive in stato di indigenza. È stata sorpresa a rubare generi alimentari, pane, carne, biscotti e una bottiglia di limoncello: in totale, 20 euro. IN UN SUPERMARKET DEL CENTRO. Coop Piccapietra -Largo delle Fucine 6 GENOVA. È accaduto in un supermercato del centro di Genova. La donna è stata denunciata, processata e condannata: due mesi e 20 giorni di reclusione. Era accusata di furto aggravato. Per lei in aula il suo avvocato difensore ha invocato lo stato di necessità a causa di un'indigenza economica evidente. Non è servito a evitarle la condanna. Per il giudice quel furto, seppure commesso per mangiare, andava punito. EFFETTO DELLA CRISI. Secondo polizia e carabinieri le denunce per furto di generi alimentari sono aumentate del 20% in un anno: effetto della crisi e del costo della vita.

RADUNO AL MANFREI

Ricordo a tutti coloro volessero partecipare che, Domenica 30 Giugno alle ore 10,00, sarà celebrata una Santa Messa al campo sul monte Manfrei (alle spalle di Savona, sopra il passo del Turchino)in ricordo dei tanti militari e civili ivi trucidati a guerra finita. La S. Messa sarà celebrata utilizzando l'altare coperto costruito dall'associazione Nazionale delle Fiamme Bianche.

FILM CONTRO CORRENTE - ECCIDIO di CODEVIGO

Romina Power torna a girare un film in Italia dopo quasi 30 anni e lo fa con una storia “scomoda”: la cantante e attrice veste infatti i panni dell’anziana protagonista de “Il segreto” con cui il regista padovano Antonello Belluco (già autore del film su Sant’Antonio “Antonio guerriero di Dio”) ha deciso di raccontare l’eccidio di Codevigo, in cui morirono centinaia persone tra militari fascisti e civili (136 i cadaveri indentificati ma molti altri sparirono tra fiumi e fosse comuni) ritenuti collusi con i fasciti, uccisi dai partigiani della Brigata Garibaldi, guidata da Arrigo Boldrini. Romina Power ha accettato il ruolo della protagonista che torna a 70 anni nel paese della strage dove non aveva più voluto mettere piede. E lo ha fatto a 30 anni dal suo ultimo film (a parte il cameo per “Go go tales” di Abel Ferrara nel 2006 e due fiction del 1996 e del 2003, l’ultimo suo film, al fianco di Al Bano è la commedia musicale “Champagne in Paradiso”, diretto dal Aldo Grimaldi nel 1983) perché «convinta dalla sceneggiatura di Belluco e di Gerardo Fontana che raccontano la sofferenza di questa tragedia con grande poesia: per me è una tragica storia storia d’amore», dice la Power, che ormai da anni vive in California ma torna «sempre volentieri in Italia». Romina ci tiene a chiarire che non ci sono motivi politici dietro la scelta di interpretare il ruolo offertole da Belluco: «Io sono apolitica. Io ho vissuto questa storia e il mio personaggio dal punto di vista umano: ma credo che la verità prima o poi viene a galla, in Italia come negli Usa, come dimostrano i casi Wikileaks e Datagate». Le riprese dureranno fino a fine luglio, dopo oltre un anno di produzione a singhiozzo che «è potuta andare avanti grazie alle donazioni di privati cittadini». Il film ha avuto, infatti, una lunga gestazione: il regista dallo scorso anno denuncia di essere stato ostacolato sia dalla Film Commission Veneto che da sponsor e produttori e alla fine ha deciso di autoprodursi: «Per amore di verità ho voluto fare questo film anche rischiando di rimanere in ginocchio dal punto di vista finanziario», dice. «Il film è essenzialmente una storia d’amore, tra una quindicenne, Italia (interpretata dall’esordiente Gloria Rizzato), e un diciottenne, Farinacci Fontana, che realmente è stato una delle vittime della strage - spiega il regista Antonello Belluco - . L’eccidio fa da sfondo. E non è un film violento. Non sono Tarantino: non vedrete scorrere fiumi di sangue», dice Belluco.

lunedì 17 giugno 2013

TUTELA DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE

sul sito del Forum delle associazioni familiari trovate una lettera al Corriere della Sera scritta dal Presidente del Forum, Francesco Belletti, che il quotidiano di via Solferino non ha voluto pubblicare, rimandandola al mittente. La lettera avrebbe voluto replicare agli interventi di Stefania Prestigiacomo (Pdl), Barbara Pollastrini (Pd) e Ivan Scalfarotto (vicepresidente Pd), tutti e tre favorevoli al riconoscimento delle unioni omosessuali attraverso un’apposita legge. La posizione del Forum delle associazioni familiari, ossia la posizione delle famiglie fondate sul matrimonio fra un uomo e una donna, non riesce a trovare ospitalità sul maggiore quotidiano italiano e ci aiuta a capire che cosa sta accadendo nel mondo occidentale a proposito di famiglia, ma anche di vita e di libertà di educazione. Se infatti leggete quanto scrive in prima pagina il Foglio di mercoledì 12 giugno con il titolo Il virus letale di Bill Gates, vi rendete conto di che cosa significhi il fatto che il boss della Microsoft e sua moglie Melinda abbiano organizzato in Malesia in questi giorni, invitando 4mila delegati, un evento nell’ambito di “una campagna a suon di miliardi di dollari per ridurre la popolazione mondiale”. Al loro fianco Cecile Richards, Presidente della Planned Parenthood Federation of America (la più grande ong dell’aborto) la Presidente dell’agenzia Onu che si occupa di pianificazione familiare, cioè di favorire l’aborto, intellettuali come il bioeticista australiano Peter Singer, teorico dell’infanticidio, e pionieri dell’aborto tardivo, a cui si sta già arrivando, come l’americano Leroy Carhart. La moglie Melinda Gates, che viene presentata come “cattolica praticante”, anche se forse farebbe bene a leggersi il Catechismo, ha raccolto 4 miliardi di dollari per aiutare le organizzazioni che finanziano l’aborto nei Paesi in via di sviluppo. Queste poche informazioni servono a capire la sproporzione che esiste nella battaglia sui princìpi non negoziabili fra chi mette in campo risorse incredibili per eliminare gli innocenti e per sostituire la verità sulla famiglia, arrivando a cambiare con campagne propagandistiche massicce la cultura di un popolo, e chi invece spesso fatica a trovare qualcuno che offra la sede per fare le riunioni o i soldi per stampare un bel volantino o manifesto. La battaglia politica è persa Questo è quello che sta accadendo attorno ai progetti di legge depositati in Parlamento per riconoscere le unioni omosessuali, che non è altro che uno dei tanti fronti della battaglia fra la cultura della vita e quella della morte. L’aspetto della battaglia più importante è quanto avviene nel cuore di ogni uomo, cioè dentro la società, dove si combatte per il consenso di ciascuno e dove ognuno dovrà decidere da che parte stare. L’aspetto politico della battaglia è sotto gli occhi di tutti: proposte di legge a favore del riconoscimento delle unioni omosessuali vengono sia da deputati del Pdl che del Pd, mentre il Movimento5Stelle è favorevole e Scelta Civica sembra essere divisa sui principi non negoziabili, almeno osservando il fatto che ha presentato due mozioni alternative a proposito di aborto e applicazione della Legge 194. Questo Parlamento ha i numeri per approvare una legge e i cattolici non hanno la forza per opporsi, al contrario di quanto avvenuto negli ultimi anni, soprattutto dopo il Family Day del 2007. Cercare il consenso “uscendo” in mezzo alla gente Quindi il cuore della battaglia è dentro il Paese, sui giornali, nelle radio e nelle Tv, nei centri culturali, nelle scuole e università e nelle parrocchie. Bisogna assumere lo stile missionario di papa Francesco e andare a parlare di Cristo nelle “periferie esistenziali”, ma si deve parlare anche dei princìpi non negoziabili, della difesa della vita, della centralità della famiglia e della libertà di potere educare secondo le scelte dei genitori e non sotto l’imposizione degli Stati. Bisogna avvicinare le persone dove si trovano, nei bar, negli stadi, in ufficio, in fabbrica, nei centri commerciali, ovunque vi sia qualcuno che ci ascolti. Per questo Alleanza Cattolica proporrà a breve una conferenza che spieghi i motivi dell’opposizione del Magistero della Chiesa al riconoscimento delle unioni gay, la bellezza e la centralità del matrimonio che fonda la famiglia e dell’amore umano illustrato nelle celebri e splendide catechesi del beato Giovanni Paolo II, nei primi anni del suo Pontificato. La crisi non nasce dalla politica e non troverà una risposta anzitutto dalla politica. Non dobbiamo illudere nessuno né farci illusioni: rappresenta una minoranza chi oggi sostiene i princìpi non negoziabili. Una minoranza si affida soprattutto alla preghiera e alla ricerca del consenso, ecco perché ci permettiamo di chiedere a ciascun lettore di Comunità Ambrosiana di invitarci a tenere questo tipo di conferenza, ovunque riteniate sia possibile, anche in case private e di fronte a poche persone, con le quali peraltro è più facile conoscersi e comprendersi. Questa conferenza cercherà di tenere insieme la battaglia sui princìpi non negoziabili, mostrando i legami che uniscono le sorti di vita, famiglia e libertà di educazione. Essa viene offerta a tutti, a cominciare dai grandi organismi, come il Forum, e alle 48 associazioni che ne fanno parte, ai movimenti ecclesiali, alle associazioni che si occupano specificamente di questi temi. Vi ringraziamo per quanto potrete fare. La battaglia è difficile, più difficile che in passato. L’aggressività dei nemici di vita e famiglia è aumentata e aumentato è anche il loro profondo risentimento verso chi li difende. Nel mondo cattolico serpeggiano, da tempo peraltro, idee confuse che pensano di poter svuotare le richieste di abortisti e gay anticipandole con proposte di legge più “soft”. Se leggiamo il passato anche recente del movimento per la famiglia e per la vita in Italia, vediamo che ci sono alcuni eventi dei quali possiamo andare fieri, come il Family Day (2007) e il referendum sulla legge 40 (2005), e altri di cui i cattolici debbono vergognarsi e chiedere scusa, come le firme di esponenti della Dc alla legge 194. Nella storia si possono vincere o perdere alcune battaglie, ma non si deve mai perdere la fedeltà alla verità e con essa l’onore. Marco Invernizzi (Newsletter di Alleanza Cattolica)

lunedì 10 giugno 2013

DEFINIZIONE DEI "GRILLINI"

Li chiamano alieni, marziani, turisti, dilettanti allo sbaraglio. Ma la definizione tecnica dei parlamentari Cinquestelle è droni. Per la precisione i droni sono automi con limitate capacità decisionali che possono essere comandati anche a distanza, usati soprattutto nei conflitti e nelle operazioni di spionaggio. Loro si fanno telecomandare perché, come dice il proverbio, a caval dronato non si guarda in bocca. Sono diventati parlamentari per dono esclusivo dei loro capi, sono degli ex voto per grazia ricevuta, e perciò ubbidiscono ai loro papa-droni. Il problema è che i droni di Grillo e Casaleggio filmano inezie, aggrediscono obbiettivi irrisori, si attaccano a cosette piccine. Di fronte a un debito pubblico di 80 miliardi di euro, loro credono di essere efficaci denunciando sprechi di 80 euro. Vivono nella dimensione della paghetta. Sul piano dell'etica pubblica poi non ne parliamo. Faccio un paio d'esempi di sinistra, per non dire che tiro acqua al mio mulino. Grazie alla vigilanza del dronismo diffuso, una signora che ha alle spalle un'onorevole biografia, Anna Finocchiaro, è stata ridotta a «quella del carrello all'Ikea spinto dalla scorta». Tutte le possibili cariche le sono saltate per questa terribile storia. Così ora Franceschini, ridotto a Franceskein, perché mandava turpi sms agli amici a sostegno della sua morosa candidata. Vergogna, ineleggibili lui e lei. Che Paese sfortunato: prima i pessimi politici, poi i pestiferi tecnici e infine i fanatici droni. Ora non resta che Kabobo premier. Di Marcello Veneziani