mercoledì 29 ottobre 2008

martedì 28 ottobre 2008

IL PDL E LA CULTURA


Straordinario!
Il PdL e soprattutto i suoi nuovi confluiti ex AN hanno scoperto la Cultura.
Adesso organizzano "scuole di partito", seminari, corsi ( anche a pagamento sia ben inteso perchè caspiteronzola i costi ci sono ), tavoli di studio e approfondimenti.
Cultura è la nuova parola d'ordine.
Peccato che purtoppo in molti casi di Cultura vera ne esista ben poca, dietro a certi personaggi in cerca di un perenne "posto al sole".
Come se non vi si conoscesse!

domenica 26 ottobre 2008

BULLISMO E KUNG FU


Bullismo.
Apparentemente nuovo problema del disagio giovanile adesso particolarmente agli onori della cronaca.
Apparentemente nuovo.
Perchè purtroppo il fenomeno della violenza di pochi ottusi cafoni maleducati ignoranti, nelle scuole come fuori da esse, è sempre esistito. E questo non è certo una scusante, anzi.
Se adesso le cose sono peggiorate la colpa è totalmente di un'assenza pressochè assoluta delle "formazione" che un tempo davano le Famiglie ( quella vere, sane ), gli oratori, la Chiesa e la Scuola.
Perchè il bullismo è il segno di una Cultura pressochè assente.
Deriva da famiglie assenti, famiglie che non sono tali perchè hanno cresciuto ( male ) i figli con le paghette "dovute", le Play Station, Internet senza controllo, cellulari e tutto quanto al loro "piccolo" non devono far mancare.
Tutto quanto questa assurda società priva di Valori impone.
Hanno tutto tranne che l'Amore e la Cultura.
Se ci si droga, si stupra, ci si schianta in auto ubriachi e impasticcati è soltanto perchè le Famiglie non insegnano più la Cultura, la Civiltà e l'Educazione. Nè loro nè le scuole, e spesso purtroppo neppure più altre fonti di civiltà come è la Chiesa.
I Valori veri, quelli alti e nobili della nostra Civiltà sono stati sostituiti da "non valori" che riguardano esclusivamente l'avere e non più l'essere.
E qui si attivano sociologi, psicologi, politici e "geni" di ogni ordine e grado ognuno con la sua propria risposta.
Non mi si parli di soluzioni utili con il ricorso a "valvole di scarico" quali le "arti marziali", vi prego.
Chi dice una cosa simile non conosce affatto il VERO significato tradizionale delle "arti marziali" orientali e dimostra peraltro di non conoscee neppure l'esistenza di quelle "nostre" occidentali, ma dimostra soltanto di non aver ben compreso l'origine del fenomeno.
Di questo come di tanti altri.
Si rileggano "L'Arancia a orologeria" o almeno vedano "Arancia meccanica" di Kubrick.
Altro che "arti marziali"!

INDIFFERENZA

ANNUALE COMMEMORAZIONE A STAGLIENO

Riceviamo dalla Ass. Naz. Famiglie Caduti e Dispersi della R.S.I, Delegazione Provinciale di Genova la seguente comunicazione :


“A egregie cose il forte animo accendono

l’urne dei forti... e bella

e santa fanno al peregrin la terra

che le ricetta”.

FOSCOLO U. - Dei Sepolcri -

Domenica 2 novembre 2008

Cimitero Monumentale di Staglieno

- Genova –

Sacrario dei Caduti della R. S. I.
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Appuntamento al Sacrario della Repubblica Sociale Italiana nella commemorazione dei Caduti uniti ai Reduci ed ai Superstiti della R.S.I. che, con o senza la camicia nera, intesero rinverdire il concetto di dignità.

Attenzione !!! per la concomitanza di altre Cerimonie:

ore 10 - Raduno dei partecipanti presso Viale Testero scalinata sopra il campo 40

(ultima rampa prima del Sacrario dei Caduti della R.S.I.).

ore 10,30 - Corteo lungo l’ultima rampa prima del Sacrario sino al luogo di svolgimento della S. Messa.

ore 11 - S. Messa commemorativa.


La nostra riunione, porta la testimonianza, che ha il pregio, ancora oggi a sessantatré anni di distanza, di raccontare, senza alcuna concessione alla fantasia, l’esperienza che è stata quella degli appartenenti alla R.S.I. e delle loro famiglie.

Noi saremo appagati solo quando saranno resi chiari a tutti le nostre scelte ed i principi, che nessuno di noi ha rinnegato e mai rinnegherà.
A.N.F.C.D.R.S.I. – Delegazione di Genova Pietro G. Oddone"

venerdì 24 ottobre 2008

SISTEMI TERMINALI



giovedì 30 ottobre 2008 h. 21.00
presso Comunità Giovanile (Busto Arsizio)

UN SISTEMA TERMINALE?
La crisi economica-finanziaria: cause, effetti, proposte

Intervengono:

Stefano Taddei
Consulente aziendale, agente in attività finanziarie, responsabile ufficio economia
associazione internazionale identità europea

Fabio Franceschini
consulente ed esperto in pianificazione finanziaria

Info: 0331/623727, 349/8784829
info@comunitagiovanile.com
www.comunitagiovanile.com

COMUNICATO DELLA GIOVENTU' ITALIANA LIGURIA SULLA RIFORMA DELL'UNIVERSITA'

Gioventù Italiana Liguria, il movimento giovanile de La Destra, si oppone alla riforma dell’Università proposto dal Ministro dell’Istruzione Gelmini , per farlo verranno organizzati volantinaggi, banchetti e incontri con gli studenti.
I giovani de La Destra vogliono dire no ai tagli e alla privatizzazione dell’ Università, i quali comporterebbero un aumento esponenziale dei costi che gli studenti dovrebbero sostenere. Tutto questo porterebbe a precludere dagli studi universitari gli studenti appartenenti al ceto basso e medio-basso, creando quindi un’università riservata ai ricchi.
Il diritto allo studio deve rimanere un diritto di tutti, ricchi e meno ricchi, per questo noi speriamo che tutti gli studenti liguri, a prescindere dalla loro appartenenza politica e sociale si uniscano a noi per cercare di fermare un provvedimento che abolendo sostanzialmente il diritto allo studio contribuirà a creare una società ancora più divisa tra la classe povera e la classe ricca.
Questa è una battaglia che non ha un vero e proprio colore politico, questa è una battaglia che deve unire tutti gli studenti, di ogni credo politico per difendere i propri diritti e per difendere un’istituzione così importante come è quella dell’Università e della Scuola.

QUALI REGOLE PER UNA NUOVA FINANZA

di Luca M. Possati


Ripresa e caduta libera, entusiasmo e disperazione. La prima impressione che emerge dalle inversioni di tendenza delle borse registrate nelle ultime settimane è che la crisi durerà a lungo. E non sarà facile trovare una soluzione capace di limitare le perdite, di dare una stabilità ai mercati. Le misure concordate dai Governi - non sempre in maniera tempestiva - hanno avuto finora soltanto un effetto palliativo; necessario, è vero, importante, perché l'attuale crisi è anche una crisi della capitalizzazione bancaria, ma temporaneo. L'intervento dello Stato è una medicina necessaria per un malato non moribondo. Il punto è controllare che questa medicina non superi i livelli al di là dei quali essa possa rivelarsi letale. Occorre agire più in profondità nel sistema, ricucire il rapporto tra economia, finanza e politica, ricreare vera fiducia tra gli istituti bancari e responsabilità negli operatori.
Ridisegnare il sistema delle regole. Insomma, una nuova Bretton Woods. Questa sembra essere l'urgenza primaria avanzata da tutti i principali analisti, nonché da molti capi di Stato, secondo ricette diverse. "Occorre riscrivere le regole dei mercati", ha annunciato il premier britannico Gordon Brown. Sarkozy ha chiesto un Governo europeo dell'Economia. Gli Stati Uniti, ancora scettici sull'ipotesi di una grande agenzia di vigilanza mondiale, hanno detto sì alla proposta dell'Ue di un nuovo vertice g8, allargato alle economie emergenti. L'obiettivo comune è una nuova architettura finanziaria da costruire sulle macerie di quella implosa, magari con una forte impronta europea.
Ma, nel concreto, in che modo operare? Stabilire nuove norme può risolvere qualcosa? In realtà, al di là della meccanica della crisi, che ormai conosciamo benissimo, dobbiamo ancora capire bene che cosa sta accadendo. Conosciamo le radici del fenomeno, la spropositata crescita del debito negli Stati Uniti e in Europa, l'aumento dei rischi di insolvenza, al quale gli istituti hanno risposto con eccessive cartolarizzazioni, ossia scegliendo di non eliminare il rischio ma di farlo fruttificare passandolo ad altri. Non sappiamo però spiegare la reazione a catena che ne è seguita né per quanto ancora durerà. Senza tenere conto di un altro elemento che sta emergendo - non irrilevante, ma poco considerato dagli analisti - e cioè che siamo di fronte anche a una crisi del capitalismo di Stato, dell'idea di un intervento pubblico nell'economia. Com'è stato possibile che da una scintilla relativamente circoscritta - i mutui subprime - sia scaturita un'epidemia sistemica di queste proporzioni? L'unica causa è stata la mancanza dei controlli?
Sul banco degli imputati, l'iperliberismo, la deregolazione selvaggia. Ma, in realtà, non c'è mai stato un sistema senza regole, anzi. Questo è il vero paradosso. Come hanno dimostrato numerosi analisti - anche critici nei confronti del neoliberismo - le innovazioni regolamentari degli ultimi anni non hanno dato affatto briglia sciolta ai mercati, ma hanno risposto generalmente a criteri di innovazione, spesso volti a eliminare privilegi e costrizioni inutili. Non va dimenticato inoltre che le autorità finanziarie, anche se si sono indebolite nel tempo, non hanno mai giocato il ruolo di semplici spettatori passivi. Alla deregolazione è corrisposta sempre una nuova regolazione in materia di vigilanza, prevenzione del rischio, trasparenza nei confronti del mercato e dei clienti.
Le regole ci sono e ci sono anche coloro che le applicano. Il problema è che nel tempo si sono aperte - o sono state lasciate aperte dai Governi - lacune, interstizi nei quali si sono infiltrati gli speculatori, alimentando la ricerca del profitto sfrenato, l'illusione della corsa al Roe (Return on Equity). Il vero rischio - già paventato dal capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard - è che nella fretta di risolvere gli attuali problemi si adottino regole peggiori delle precedenti. Se le cose stanno così, sembra essere più auspicabile la strada degli interventi mirati.
Al momento l'idea più interessante è quella di istituire un'entità autonoma e sovranazionale per il rating, il "voto" di un titolo di credito dall'obbligazione all'azione, in genere misurato con le prime lettere dell'alfabeto accompagnate dai segni + o -. Nel concreto, questo significa il superamento del sistema di norme definito "Basilea 2" che regola il rapporto tra il rischio che le banche si assumono, concedendo prestiti alle aziende, e le garanzie che queste ultime danno. Un progetto sponsorizzato anzitutto da Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, nonché presidente del Financial Stability Forum, secondo il quale "Basilea 2 non è morta, ma certamente ha bisogno di essere rivisitata in altra forma". La debolezza principale del sistema sta nel fatto che aggrava la situazione di chi già sta male e, inoltre, che esso risulta spesso viziato da conflitti di interesse che agiscono nelle agenzie di rating su cui il sistema stesso si fonda.
(©L'Osservatore Romano - 25 ottobre 2008)

IN MEMORIA DI PIO XII, IL PAPA CHE GLI EBREI NON VOGLIONO DIVENTI SANTO

In memoria di Pio XII


Nelle prime ore di giovedì 9 ottobre 1958, mezzo secolo fa, si spegneva Pio XII. La morte arrivò, dopo una malattia lunga e intermittente, quando stava per compiersi il ventesimo anno del suo pontificato, un pontificato difficile e grande che seppe attraversare il periodo più buio del Novecento - quello dell'affermazione dei totalitarismi, dello sterminio del popolo ebraico nel cuore dell'Europa, della più spaventosa tragedia bellica mai vissuta e della successiva divisione del mondo in campi duramente contrapposti durante la guerra fredda. Il Papa romano, la cui figura alta e ieratica era divenuta familiare al mondo grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, morì invece nella solitudine notturna della residenza pontificia di Castel Gandolfo, tradito dal suo medico che ignobilmente vendette le immagini dell'agonia.
Eugenio Pacelli era nato il 2 marzo 1876, nella Roma appena divenuta italiana, mentre si stava concludendo il lunghissimo pontificato di Pio IX, e giovane prete entrò al servizio, secondo la tradizione familiare, della Santa Sede. Da allora, la sua vita fu ancor più strettamente legata alla Chiesa di Roma, alla diplomazia pontificia e alla sua opera di pace: negli organismi vaticani, poi nelle nunziature tedesche durante il tempo oscuro che - accanto a prove di rivoluzione comunista - vide nascere e maturare il nazionalsocialismo, e ancora una volta, definitivamente, a Roma. Qui fu cardinale segretario di Stato di Pio XI, qui fu eletto come suo successore in un conclave brevissimo, primo romano (e primo segretario di Stato) dopo oltre due secoli a divenire Papa.
Uomo di pace, Pio XII fu costretto dal precipitare degli eventi a essere Pontefice in tempo di guerra, inerme vescovo di Roma. E affrontò la tragedia bellica come nessun leader del suo tempo fece. Anche di fronte alla mostruosa persecuzione degli ebrei, in un silenzio consapevole e sofferto che fu finalizzato all'efficacia di un'opera di carità e di soccorso indiscutibile. Come scrisse su "The Tablet" il cardinale Montini commentando l'ormai montante denigrazione del Pontefice rilanciata da un drammaturgo tedesco: "Un atteggiamento di condanna e di protesta, quale costui rimprovera al Papa di non avere adottato, sarebbe stato, oltre che inutile, dannoso; questo è tutto". E il governo della Chiesa doveva continuare: la Divino afflante Spiritu, l'enciclica che autorizzò il rinnovamento degli studi biblici, venne pubblicata - basti ricordare solo questo - in piena guerra.
L'opera di pace e di guida del cattolicesimo continuò instancabile dopo il conflitto, espressa simbolicamente dall'anno santo che cadde a metà del secolo - con la proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria - e dai due grandi concistori che avviarono l'internazionalizzazione di una Chiesa ormai sempre più mondiale, mentre importanti riforme procedevano in ambito dottrinale, liturgico, ecumenico. Parallelamente, il Papa sosteneva, da una parte, la democrazia e l'opposizione al totalitarismo comunista e, dall'altra, l'incipiente costruzione europea.
Il peso della guerra e il desiderio di cancellarne anche il ricordo gravarono presto sull'immagine di Pio XII, facilitando dopo la morte il diffondersi della leggenda nera di un Papa insensibile di fronte alla Shoah o addirittura filonazista, costruzione inconsistente dal punto di vista storico prima ancora che denigratoria. Analogamente, la diversità innegabile con il suo successore non autorizza - nemmeno dal punto di vista storico - la contrapposizione con Giovanni XXIII che venne costruita artificiosamente e che pesa tuttora sulla Chiesa, minandone la continuità. Quella Chiesa che Pio XII seppe servire fino all'ultimo e che ha il dovere di conservarne la memoria.

g.m.v.
(©L'Osservatore Romano 8 ottobre 2008)

giovedì 23 ottobre 2008

mercoledì 22 ottobre 2008

23 OTTOBRE 1956 CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE D'UNGHERIA

A cinquantadue anni di distanza dall'invasione di Budapest, vale la pena ricordare i martiri dell'anticomunismo e la vergogna italiana di chi allora inneggiava ai carri sovietici, ed oggi,unico capo di stato che viene considerato indesiderato alle celebrazioni dell'evento, si purifica l'anima con ipocrite condanne. A quanti avessero dimenticato o pensino che il comunismo sia finito, ricordo che il comunismo è morto ma i comunisti purtroppo no.

Avanti ragazzi di Buda, avanti ragazzi di Pest....serrate le fila... che noi scenderemo dai monti!
23 Ottobre 1956: a Budapest migliaia di manifestanti scendono in strada in segno di solidarietà con l'immensa protesta di operai e studenti Polacchi, repressa col sangue un mese prima. Viene abbattuta la statua gigante di Stalin nel parco municipale. Il numero uno del Partito Comunista parla alla radio, insulta gli studenti e gli operai e respinge le loro richieste. Poi ordina alla Polizia politica di sparare sulla folla ammassata davanti al palazzo della radio. Muoiono in dodici! I manifestanti si impadroniscono delle armi di decine di poliziotti che non oppongono resistenza. Nella notte i blindati della 92ma Divisione dell'Armata Rossa entrano a Budapest. Il 25 Ottobre inizia la rivolta in altre dieci città, radio clandestine trasmettono nel Paese, vengono distribuiti giornali clandestini e sono costituiti alcuni Consigli di fabbrica. Il 31 Ottobre i blindati si ritirano dalla capitale. Mosca invia finti negoziatori che, per guadagnare tempo, assicurano che l'Armata Rossa sta lasciando il Paese. Invece, dopo quattro giorni, i carri armati sovietici entrano a Budapest, la gente si difende con armi leggere e bottiglie molotov. I combattimenti continuano fino al 9 Dicembre. Il 12 Dicembre, quando viene istituita la legge marziale, i lavoratori proclamano uno Sciopero Generale che durerà fino al 13 Gennaio, quando viene decisa la pena di morte contro tutti gli scioperanti. Il 20 Marzo il primo ministro si reca a Mosca a rendere omaggio all'intervento sovietico. Il 27 Aprile firmerà gli accordi di "stazionamento temporaneo" di truppe sovietiche in Ungheria. Vi resteranno ancora per trentadue lunghissimi anni!
Quei giovani studenti di Budapest "scesi" per manifestare la loro solidarietà per la città polacca di Poznàn, in cui una manifestazione totalmente pacifica venne repressa col sangue dal Governo Sovietico. Quei giovani si ritrovarono in poco tempo appoggiati da tutto il resto della popolazione civile, trasformando la manifestazione in una rivolta contro l'allora capo del Governo Ungherese, il filo-stalinista Mátyás Rákosi, e la massiccia presenza militare sovietica in Ungheria. Quel giorno caddero tutti i simboli del regime comunista nella Repubblica magiara, a cominciare dall'imponente statua in onore di Stalin. Furono sei giorni di Libertà e Gloria, in cui si cominciò ad auspicare un governo di ispirazione sociale e nazionale: speranze rese però vane quando giunsero i cingolati russi a Budapest. Migliaia di giovani e cittadini barbaramente uccisi per sedare una rivolta nata da un diritto sacrosanto, il diritto alla Libertà per un Popolo di veder rappresentate le proprie istanze all'interno delle Istituzioni, senza però il condizionamento da parte di un altro Stato, per alcun motivo interessato alle problematiche del Paese occupato.
Cinquantadue anni sono passati... i ricordi di quell'evento atroce non sono più rimembrati da nessuno, vuoi perché non c'è più il timore di un'invasione del gigante dell'Est (siamo così sicuri?), vuoi perché all'Occidente borghese e "pasciuto" mai è interessato delle sorti del povero magiaro abbandonato alle fauci dell'Orso brutale di Mosca. Ancora oggi dobbiamo, Noi Europei, le nostre scuse al Popolo Ungherese, sia per il silenzio mostrato ab illo tempore di fronte alla cruenta repressione di una Russia Sovietica che non riuscì né allora né oggi ad essere Europea, sia per le infamità dette da coloro che tutt'ora siedono nelle poltrone delle maggiori Istituzioni del nostro Paese. Personaggi fieri di quel passato, figure squallide che difesero l'invasione sovietica dei territori magiari. Noi militanti di "Gioventù Italiana" intendiamo ricordare i Martiri di Buda con una fiaccolata nelle piazze dei capoluoghi di provincia in ogni angolo della nostra Nazione, dando prova che non dimentichiamo chi lottò per la Libertà del suo Paese. Avanti ragazzi di Budapest! Studenti, braccianti e operai... il Sole non sorge più ad Est!
Nel giorno in cui ricorre il cinquantaduesimo anniversario della Rivolta ungherese, scoppiata il 23 Ottobre del 1956 il movimento giovanile de "LaDestra" manifesta il ricordo dei giovani studenti magiari che scesero in piazza per solidarizzare con la protesta polacca repressa nel sangue. Dopo poco tempo erano più di centomila le donne, gli uomini, i ragazzi magiari a sfilare per le strade di Budapest. A breve sarebbe scoppiata la Rivolta d'Ungheria, un sogno di Libertà infranto dai carri armati sovietici. "Gioventù Italiana" ricorda quei "giorni gloriosi d'Ottobre" e rende così onore alle migliaia di ungheresi che hanno perso la vita combattendo contro la folle dittatura filo-sovietica ed i cingolati di Mosca. Esempio di coraggio, un esempio per tutti i Popoli che lottano contro l'oppressione.

CUGINI O CAINI ?

Martedì notte tornavo da uno dei tanti incontri politici in giro per la Provincia di Roma, tornavo da Subiaco ed ero felice, nonostante l’ora tarda.
Ci eravamo visti al ristorante “L’Aniene” che si trova proprio nella piazza centrale ,di fronte al municipio.
Eravamo una trentina, rappresentativi di oltre dieci comuni, da Riofreddo a Vallepietra, da Vicovaro a Subiaco, fino a Rocca Santo Stefano.
Ero contento soprattutto perché la maggior parte degli amici incontrati erano giovani, onesti, quell’onestà tipica di chi crede.
Verso l’una di notte, giunto quasi a casa, a Monterotondo, sulla via Nomentana abbiamo notato una macchina ferma e alcuni giovanotti che strappavano dei manifesti.
Abbiamo rallentato e notato che i manifesti strappati erano quelli de La Destra che pubblicizzavano il nostro congresso provinciale che celebreremo domenica prossima.
Ho detto a Francesca e Sabrina che mi accompagnavano, di fermarsi e rimanere in macchina, sono sceso e ho chiesto spiegazioni ai due ragazzi che avevo davanti, loro sono rimasti imbambolati, impauriti.
Io ero sul chi va la, non si sa mai dai compagni cosa puoi aspettarti, una bastonata, un colpo alle spalle …
Nascosto dietro alla macchina c’era il terzo uomo che tentava di nascondersi perché colto in flagrante.
Poi , con la complicità di un lampione, ho visto il suo viso, era pallido, impacciato, non credevo ai miei occhi, quell’essere inqualificabile non era un compagno, era il segretario provinciale di Azione Giovani, era lui che stava staccando i nostri manifesti !
Mi è bastato guardarlo, dai miei occhi credo sia apparso tutto il disprezzo che uno sguardo possa sprigionare.
Pensavo in quel momento ai nostri giovani, a Paolo Di Nella ad esempio, che ci ha rimesso la pelle per affiggere dei manifesti della destra, e vedere dei ragazzotti, guidati dal segretario provinciale di Azione Giovani staccare i nostri, è stato molto triste per me, mi sono vergognato per loro, non ho dormito tutta la notte, tanta era la rabbia e la delusione nel pensare a quel gesto infame.
Oggi, a mente fredda, penso che d’altro canto in quell’ambiente ormai , così va il mondo …
Me ne avevano già parlato di quel ragazzo, quando ero assessore al personale al comune di Mentana portarono una delibera per affidare la gestione della biblioteca comunale ad una associazione, dietro quell’associazione c’era lui, il segretario provinciale di Azione Giovani…

Roberto Buonasorte
Portavoce La Destra Provincia di Roma

martedì 21 ottobre 2008

COMMEMORAZIONE 2 NOVEMBRE

Riceviamo dalla Ass. Naz. Famiglie Caduti e Dispersi della R.S.I, Delegazione Provinciale di Genova la seguente comunicazione :


“A egregie cose il forte animo accendono

l’urne dei forti... e bella

e santa fanno al peregrin la terra

che le ricetta”.

FOSCOLO U. - Dei Sepolcri -

Domenica 2 novembre 2008

Cimitero Monumentale di Staglieno

- Genova –

Sacrario dei Caduti della R. S. I.
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Appuntamento al Sacrario della Repubblica Sociale Italiana nella commemorazione dei Caduti uniti ai Reduci ed ai Superstiti della R.S.I. che, con o senza la camicia nera, intesero rinverdire il concetto di dignità.

Attenzione !!! per la concomitanza di altre Cerimonie:

ore 10 - Raduno dei partecipanti presso Viale Testero scalinata sopra il campo 40

(ultima rampa prima del Sacrario dei Caduti della R.S.I.).

ore 10,30 - Corteo lungo l’ultima rampa prima del Sacrario sino al luogo di svolgimento della S. Messa.

ore 11 - S. Messa commemorativa.


La nostra riunione, porta la testimonianza, che ha il pregio, ancora oggi a sessantatré anni di distanza, di raccontare, senza alcuna concessione alla fantasia, l’esperienza che è stata quella degli appartenenti alla R.S.I. e delle loro famiglie.

Noi saremo appagati solo quando saranno resi chiari a tutti le nostre scelte ed i principi, che nessuno di noi ha rinnegato e mai rinnegherà.
A.N.F.C.D.R.S.I. – Delegazione di Genova Pietro G. Oddone"

sabato 18 ottobre 2008

FINI, L'ANTIFASCISTA

Dalla Prima pagina di LIBERO del 14.09.2008 di M. Veneziani
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Lecito cambiare idea. Ma ormai la sua non è più destra – di Marcello Veneziani

Ragazzi di destra (Azione Giovani ... n.d.r.) - non fischiate Fini. Non indignatevi e non scandalizzatevi a sentirlo definire la destra come antifascista, a bollare il fascismo come male assoluto, a tirare le orecchie ad Alemanno e La Russa, a elogiare i partigiani e condannare i combattenti (...) (...) della repubblica sociale. Non fischiatelo, ormai è un altro. Ha cambiato opinione, e che lo faccia per convenienza o per carriera personale, non muta la sostanza. È lecito cambiare idea, ha tutto il diritto di dire il contrario di quel che pensava fino alla tenera età di quarant’anni quando sognava il fascismo del Duemila. Anzi aggiungo a sua discolpa che se dubitate della sua buona fede di antifascista ora, potete dubitare pure della sua convinzione fascista di ieri: forse davvero non credeva in niente, ieri come oggi; era un fatto superficiale e perciò non gli è costato molto smentirsi in modo così radicale. Va tutto bene, per carità. Ora, tolto lo scudo protettivo dell’appartenenza, Fini sarà giudicato per quel che vale lui e per cosa fa in concreto e non più per quel che rappresenta e da cui proviene. Solo una cosa obbietto: Fini con la destra non c’entra più niente, con qualunque destra, a cominciare da Alleanza nazionale, abbia la lealtà di dirlo chiaro e forte. Perché una destra vera, libera, moderna e democratica, anche conservatrice, libertaria e tradizionalista, non si definisce antifascista e non giudica il fascismo come un male assoluto; ma reputa morto il fascismo insieme all’antifascismo, non proponibili ambedue sul piano politico, e reputa il fascismo un fenomeno davvero complesso da affrontare sul piano storico, irrimediabilmente legato alla sua epoca, tra nazionalismi, guerre e comunismi feroci; un regime autoritario e non totalitario, una dittatura col consenso popolare, non paragonabile al nazismo e al comunismo.
Subalternità ideologiche
Una destra vera non accetta subalternità ideologiche versa la sinistra, riconosce il ruolo nefasto che ha avuto l’antifascismo a fascismo morto, in tutti questi anni, dopo averne rispettato il valore e l’esempio quando il fascismo era in auge. E una destra vera ha dignità, non sta in ginocchio col cappello in mano a ripetere quel che gli intimano di ripetere per farsi accettare nel club. Una destra vera, per esempio, piuttosto che con Alemanno o La Russa, se la prende con i Veltroni che speculano sulla Shoah per mettere in difficoltà Amato e boicottare la sua commissione; o con i mediocri questurini dell’ideologia antifascista, come Angelo d’Orsi che l’altro giorno schedava gli storici revisionisti e li additava al pubblico disprezzo.
Se Fini esplicita che ormai è estraneo alla destra, insofferente verso il suo partito e il suo stesso passato, se si riconosce che il fu Mattia Pascal con una nuova identità e dichiara morto il precedente Fini , allora tutti i dettagli vanno a posto e nessuno può di nulla. Ma non può trascinare in questo vortice cinico e nichilista tutto un mondo, un’area, una cultura perfino. Non può, per raccattare qualche caramella dai media e da qualche salotto buono, abbandonare i milioni di elettori o gettare fango su chi si trova ancora oggi a subire disprezzo e discriminazione solo perché ha un diverso giudizio storico sul Novecento. Fini non può raccogliere voti a destra, in quella destra, per spenderli poi in modo opposto; tradisce un mandato.
Fini è ormai un single in politica, una new entry di fresca verginità, un attesa di collocazione e ruolo. Libero lui ma liberi anche i suoi elettori, una volta escluso il legame di appartenenza, di scegliersi come loro rappresentanti altri che magari abbiano dato prova di qualità nel governo; che so Tremonti o Formigoni, Maroni o la Moratti, oltre che Berlusconi.
Quel che mi pare assurdo, semmai, è il silenzio ossequioso del suo ex partito e dei suoi dignitari, anche se la parola dignità in questo caso stride. Ma non vedete che vi sta riducendo ad una banda di straccioni homeless?
Vent’anni fa
Venti, quindici anni fa, quando Fini si definiva fascista del Duemila, io scrivevo libri e articoli per liquidare il neofascismo, esortando l’Italia, la destra e la sinistra a trasferire il fascismo e l’antifascismo dall’agone politico al giudizio storico. Archiviateli, dicevo, non possono essere ragione di identità, divisione e discriminazione politica. Consideravo il fascismo morto e sepolto; e assurdo e caricaturale ogni tentativo di rimetterlo in vita.
Sostenevo la sproporzione geometrica di rimpiangere per quarant’anni un evento storico durato la metà; figuratevi ora che sono trascorsi più di sessant’anni. Liberatevi dal complesso del fascismo, la destra non si può chiudere in quella monocamerata con balcone. Gli almirantiani come Fini consideravano queste posizioni di nuova destra come tradimenti.
Vent’anni dopo io non ho mutato giudizio, al contrario di Fini, prima retoricamente fascista e ora retoricamente antifascista. Fatti suoi, ma non coincidono più con quelli dell’area che rappresentava. perché una destra vera e viva non nutre affatto desideri di revanscismo ma difende la revisione storica e difende il diritto di avare un diverso giudizio storico sul passato; fermo restando che una vera destra sta con la tradizione e non si chiude in uno scorcio turbolento del passato. Il fascismo è morto e sepolto, figuriamoci le sue pulci postume che saltellano dal neofascismo all’antifascismo, campando ora dell’uno, ora dell’altro.

lunedì 13 ottobre 2008

HAIDER, UNA MORTE COMUNE....

E’ morto senza scorta. Jorg Haider, leader di quella che la solita nomenklatura intellettuale chiama l’ultradestra austriaca, è scomparso tragicamente come una persona comune. Di lui si sono spese le peggiori parole, razzista, xenofobo e chissà che altro, eppure nel suo status non c’era traccia dell’uomo che, a capo di una comunità di forte consenso elettorale, sembrava far impallidire l’Europa e il mondo.
Senza neppure un autista ad accompagnarlo a casa dopo l’ennesimo comizio. Quanti ce ne sono così in Italia?
Piovono commenti grossolani e nessuno che si chiede il perché di un successo travolgente nel popolo, non nei palazzi del politicamente corretto. Noi, più semplicemente, crediamo che Haider abbia interpretato la voglia di una parte del suo popolo di ribellarsi al pensiero unico, di riappropriarsi di un’etica che proprio nei giorni della crisi finanziaria mondiale torna alla ribalta come necessità di riscatto morale.
Non profettizzava, Haider, l’Europa dei mercanti, e credo che tutti gliene debbano rendere atto, almeno ora che non potranno più strillare contro la sua presenza ingombrante.
Sono stato suo collega al comitato delle regioni d’Europa, come presidente della mia regione e lui governatore della Carinzia. E’ stato capace di cadere e rialzarsi, di combattere, di vincere. Probabilmente avevamo un concetto differente di amore per la propria Nazione, e questo è ovvio. Ma di fronte a uomini così, capaci di correre per affermare un’idea, mille volte meglio che quattro quacquaraquà che dalle nostre parti idolatrano il capo sperando di essere degni di trovare un posto a corte.
No, non conta solo il potere. E nemmeno l’auto blu.
Onore e dolore per un politico che non si nascondeva.

Francesco Storace

sabato 11 ottobre 2008

martedì 7 ottobre 2008

I FURBASTRI DELLA POLITICA

Il consigliere regionale Fabio Broglia, protagonista nelle ultime settimane del caso dei due pass per disabili, esposti su due auto di famiglia ma con lo stesso identico numero di rilascio, abita a Sestri Levante, nella casa della madre.

A Sestri svolge le sue attività, è intestatario della linea telefonica fissa, è presidente della Croce Verde e lascia la sua auto, un Suv Mercedes, parcheggiato negli spazi gialli della zona a sosta limitata, come un abitante di via Unione Sovietica. Ma Broglia non risiede a Sestri Levante. Residenza e domicilio si trovano invece in Piemonte, a Casale Monferrato, in via della Provvidenza 10. Lì c’è uno studio, dove, per ammissione degli abitanti del palazzo e dello stesso studio di amministrazione, «l’avvocato Broglia non si vede quasi mai, e comunque è uno studio, non la sua abitazione». Anche l’ultima autocertificazione al Consiglio Regionale, del maggio 2005, indica quella residenza, che figura anche sulla visura al Pra relativa alla targa del Suv. Cosa cambia? La sua diaria, il rimborso per le spese sostenute tra cui quelle di trasporto, passa così da 4.681,46 euro al mese, la cifra cui avrebbe diritto certificando di abitare a Sestri, a 5.851,82, rimborso che spetta ai consiglieri provenienti dalle province più lontane e a chi arriva da fuori regione. Quasi 1.200 euro in più. Ancora: Broglia ha aderito al Partito Democratico, anzi, ha anche fatto parte della costituente del Pd. Ma in Regione continua a essere capogruppo (a turno) del gruppo misto. Altri 867,24 euro netti al mese in più.

Articolo tratto dal Secolo XIX del 07/10/2008

domenica 5 ottobre 2008

L'EUROPA E LE BANCHE

Se l’Europa salva le banche infischiandosene dei suoi cittadini

Un vertice a quattro, quello di Parigi, che mette i paletti per salvare il salvabile di una economia europea ormai in recesso e che rischia di crollare rovinosamente sulle spalle di tutti i cittadini dell’Unione.
Tutti concordi da Sarkozy a Berlusconi dalla Merkel a Brown da Barroso alla Banca centrale europea: bisogna salvare le banche europee ed l’intero sistema bancario. C’è chi ha proposto un fondo comune di 300 miliardi per intervenire sul modello Bush come ha fatto Berlusconi, chi invece dice di essere intenzionato a farla pagare ai dirigenti che hanno operato male. Chi invece assicura che la Banca centrale europea, Commissione europea, Ecofin lavoreranno da subito a nuove regole per migliorare la trasparenza dei bilanci e per l’adeguamento delle regole contabili.
Tutto bene, tutto giusto, anche se ci sono dei piccoli particolari che non riesco a comprendere. L’Unione Europea di cui quasi tutte le nazioni del Vecchio Continente fanno parte, salvo alcune eccezioni, è composta da ben 25 Stati, a Parigi si sono riuniti in 4. Certo parliamo di quattro tra le prime otto nazioni al mondo, ma pur sempre quattro rispetto ai 25 dei membri della Ue. Quindi con zero potere decisionale. Insomma, nella ville lumiere si sono incontrati 4 amici all’Eliseo per fare conversazione più o meno di alto livello.
Secondo punto non certo di poca importanza: come sempre si parla di salvataggio delle banche e di un sistema economico. Giustissimo, ci mancherebbe pure che non si facesse. Ma quel che mi chiedo è perché si salvano le banche? Ma dalle banche a noi normali cittadini e correntisti, chi ci salva?
Perché a Parigi non si è puntato il dito contro un sistema bancario al limite dell’usura? Perché non si è puntato il dito contro la Banca Centrale che continua imperterrita a fregarsene delle sofferenze bancarie di milioni di famiglie che hanno contratto un mutuo per la casa a tasso variabile, mantenendo in variati i tassi dopo averli vergognosamente alzati con la scusa dell’inflazione galoppante?
Perché non si è puntato il dito sulle banche private che mostrano serie difficoltà di liquidità dopo essere intervenute per evitare il tracollo economico dovuto agli investimenti effettuati in titoli della Leeman Brothers? Perché non si impone alla Bce il taglio del costo del denaro in modo da poter dare respiro all’economia? Perché la Bce non risponde all’Unione europea bensì a quelle stesse banche private che la Ue tenta di salvare? E questi aiuti da parte dei singoli Stati che potrebbero essere autorizzati da Bruxelles non corrispondono ad aiuti di Stato? Perché allora per le banche questo va bene e per Alitalia, ad esempio, no? Perché si afferma che non ci sono soldi per rinnovo dei contratti o aumento dei salari ma si trovano invece miliardi da riversare nel sistema bancario?
Le risposte le conosciamo tutti. Sono fin troppo banali. Ma quel che fa rabbia è che per assurdo a sostenere le banche saremo sempre noi cittadini. Una beffa nella beffa. Vessati e strangolati dalle banche con mutui che ormai hanno raggiunto, facendo le dovute proporzioni anche tra lira ed euro, livelli simili a quelli degli anni ’70, ora ci ritroviamo a pagare tasse non per i nostri servizi ma per ripianare le casse di questi sciagurati sciacalli, avidi di guadagni.
Del resto da questa Europa, dall’Europa delle banche e dei mercanti, non ci si poteva attendere altro. Un’Europa sempre più vasta territorialmente e sempre più lontana dalle esigenze dei suoi cittadini. Un’Europa che qualcuno vorrebbe plasmare a propria immagine e somiglianza con leggi elettorali liberticida. Una Europa che non sarà mai Unione reale fin quando poggerà le proprie fondamenta sul mercatismo e sull’usurocrazia di un sistema bancario che si autogenera e autoriproduce quasi per inerzia.
Non ci si rende conto che il capitalismo, questo tipo di capitalismo, selvaggio e globalizzato non ha fatto altro che portare il mondo sull’orlo di un baratro del tutto simile, se non peggiore della crisi del 1929.
Un capitalismo d’assalto che ha provocato una frattura netta della società, da un lato i ricchi sempre più ricchi (non è un caso che il commercio legato a prodotti di lusso è in crescita) dall’altra poveri sempre più poveri. Un torrente in piena quest’ultimo, alimentato da quella che un tempo era la media borghesia ma che oggi ha sfondato i cancelli dei meno abbienti.
In fondo aveva ragione Ezra Pound quando affermava che “Non puoi fare una buona economia con una cattiva etica” E qui di etica cattiva ce n’è fin troppa.

Stefano Schiavi

CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE DEL TIGULLIO

Sabato 4 Ottobre si è svolto il Congresso della Federazione del Tigullio con una numerosa partecipazione di iscritti.
Il Congresso è stato presieduto dal Portavoce Regionale del Partito Massimiliano Mammi che ha ratificato i risultati delle votazioni.
Portavoce della Federazione è stato eletto l'avv. Federico Mallucci de' Mulucci mentre delegati al Congresso Nazionale, insieme al neo Portavoce, saranno : Marcella Losi; Marco Alfonso Boggiano; Luigi Del Pacchia ed Enrico Guidoni.
Gli interventi precedenti alle votazioni hanno delineato il programma futuro del partito, alla vigilia di importanti consultazioni elettorali, in particolare quello locale e sottolineato l'importanza della Destra come partito della Gente tra la Gente.
A breve sarà rinnovato tutto il Direttivo della Federazione.

venerdì 3 ottobre 2008

IENE E SCIACALLI

Da vedere il filmato de "Le Iene":
http://www.iene.mediaset.it/video/video_4920.shtml?flv

ANCORA SULLA CRISI FINANZIARIA


Alcuni necessari commenti a una delirante situazione gravata da pessima informazione nel settore:

Roma - Sulle orme di Bush anche il premier italiano scende in campo per rassicurare gli italiani. Per Berlusconi, quindi non c'è nessun nuovo caso Parmalat all'orizzonte. Speramo sia così, intanto Unicredit perde valore ed è sotto attacco degli speculatori che in Italia vuol dire sotto attacco politico. Non soltanto Unicredit, ma soprattutto la Mediolanum del Cavaliere, ecco il perchè di tanto interesse.«Gli italiani non perderanno i loro soldi». È l'assicurazione di Silvio Berlusconi, che interviene a proposito della crisi che sta colpendo gli Usa e, di riflesso, l'economia mondiale. «Non consentirò attacchi speculativi alle nostre banche» aggiunge il presidente del Consiglio da Napoli, dove si trova per un vertice sull'emergenza rifiuti. Il Cavaliere, ovviamente, segue con preoccupazione la tempesta finanziaria che ha investito Wall Street e che sta producendo i suoi effetti anche sulla Borsa italiana. Per questo, assicura, si impegna a lavorare per impedire attacchi ai nostri istituti di credito. Ma nello stesso tempo, promette che non saranno toccati i soldi depositati dagli italiani.Ancora un pessimo esempio di come agiscono le "nostre" banche, dando pochissime informazioni ai clienti e vendendo investimenti come fossero noccioline, tanto a rimetterci loro non lo sono mai. Lo stesso valga per alcuni promotori finanziari senza scrupoli.
Sullo stesso tema interviene anche Renato Brunetta: «Sulla crisi americana sono ottimista e penso che alla fine il congresso Usa prenderà una decisione saggia nonostante le fibrillazioni degli ultimi giorni» spiega il ministro della Funzione Pubblica e Innovazione, nel corso di una conferenza stampa al ministero a proposito della crisi americana. Poi Brunetta aggiunge: «Comunque credo che le Borse sapranno valutare positivamente il pragmatismo dell'amministrazione statunitense e per quello penso che il mercato potrà ripartire». Intanto in molti si aspettano un tagli del costo del denaro da parte di Bce in modo da poter dare respiro alle economie europee e, soprattutto, alle famiglie che hanno un mutuo bancario indicizzato. I mutui bancari purtroppo sono uno dei migliori strumenti che le banche hanno per aggredire il portafoglio delle persone.Ma quella di oggi è un'altra giornata di passione per i mercati finanziari. Le Borse europee continuano a perdere. In attesa della riunione odierna del Senato americano, chiamato a decidere sulle sorti del piano Paulson pensato per salvare Wall Street e il sistema bancario statunitense, in prima mattinata c'erano stati segnali di sereno nelle principali piazze europee.

Consob in azione
Nel frattempo arriva un'ulteriore stretta della Consob sulle vendite allo scoperto, dopo le restrizioni già adottate il 22 settembre. La Commissione ha deliberato un provvedimento che prevede come nel caso di azioni di banche e imprese di assicurazioni quotate nei mercati regolamenti italiani, la vendita deve essere assistita, oltre che dalla disponibilità, anche dalla proprietà dei titoli da parte dell'ordinante al momento dell'ordine e fino alla data di regolazione dell'operazione Banche e assicurazioni agiscono in campi differenti, tant'è vero che in casi di fase calante delle borse e dunque della banche i settori assicurativi si rivelano essere sempre più sicuri e affidabili semprechè siano slegati dall'andamento borsistico.

Invitiamo quindi tutti a non lasciarsi prendere dal panico e a essere sempre informati anche in questo campo per non cadere vittima di truffatori e speculatori in cerca di facili guadagni.

mercoledì 1 ottobre 2008

CONGRESSO DE LA DESTRA TIGULLIO


Sabato 4 Ottobre prossimo alle ore 16 si svolgerà, presso la sala convegni dell’albergo Monterosa di Chiavari, il primo Congresso della Federazione del Tigullio de “La Destra”, durante il quale sarà nominato il nuovo portavoce della Federazione ed i delegati al Congresso nazionale che si svolgerà a Roma nei giorni 7-8 e 9 novembre prossimi.

Il Congresso sarà presieduto dal portavoce regionale Massimiliano Mammi e da quello locale Federico Mallucci.

IL CROLLO DELL'IMPERO FASULLO


Riportiamo l'interessante articolo su quanto sta succedendo negli USA in merito alla sua economia. E da noi? La situazione europea e soprattutto italiana è molto differente da quella statunitense - una ragione di più per non invidiare nè ammirare il sistema liberal capitalista americano- seppur non priva di rischi, soprattutto in campo finanziario azionario e molto meno in quello assicurativo in regime di gestione separata. In breve: è giusto che i cittadini italiani ricevano una corretta informazione in merito. La Destra cerca di fare anche questo.


Crisi/ L'Europa che non c'è
Mercoledí 01.10.2008 11:44

Di Francesco Daveri*

VENTI DI DEFLAZIONE IN AMERICA E IN EUROPA

La riduzione della quantità di credito a disposizione delle banche e degli altri istituti di credito a causa del diffondersi della crisi dei mutui ha portato alla necessità di un virtuale salvataggio del sistema finanziario americano nella speranza di evitare una brusca contrazione del credito alle aziende americane e quindi una severa recessione negli Stati Uniti. Dopo una settimana di discussioni, è arrivato al Congresso americano il piano di salvataggio (il cosiddetto “piano Paulson”) basato sulla predisposizione di ingenti risorse finanziarie pubbliche (più prosaicamente: quattrini dei contribuenti). Il Congresso lo ha però respinto. Sono evidentemente prevalse le riserve di chi teme di trasferire denaro dei contribuenti a istituzioni finanziarie che non lo meritano (riserve di cui racconta Luigi Spaventa). Il peggio è che i venti di deflazione che soffiano già da un anno sulla sponda occidentale dell’Oceano Atlantico stanno, con la contrazione della disponibilità di credito e il parallelo rallentamento ciclico delle varie economie, arrivando anche sulla sponda orientale dell’Oceano. In Italia, l'indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,3% in agosto, invertendo significativamente la tendenza dei mesi precedenti. A questo punto, e lasciando da parte per un momento le domande di fondo sulla bontà di un tale piano (di cui discutono Gros e Micossi), una delle domande da porsi è se l’Europa sia in grado di mettere in campo un suo piano Paulson contro i venti di deflazione.

Sulla base del trattato di Maastricht il compito di compensare le oscillazioni cicliche con il bilancio pubblico è demandato ai singoli stati europei. Avviene così che i governi di Belgio, Olanda e Lussemburgo decidano per conto loro il salvataggio di Fortis, colosso bancario e assicurativo del Benelux. Posti di fronte allo stesso dilemma, probabilmente farebbero lo stesso i governi di Svezia, Danimarca e Finlandia. Cosa accomuna Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Finlandia? E’ la lista dei piccoli paesi fiscalmente virtuosi, con una tradizione di bilanci in pareggio o addirittura in surplus. A questa lista di paesi che “potrebbero permetterselo”si possono aggiungere Spagna e Germania che, nonostante il rallentamento ciclico dell’economia, nel 2008 dovrebbero comunque mantenere un bilancio pubblico in pareggio o quasi. E la lista dei paesi disponibili ai salvataggi nazionali si può allungare con Irlanda e Regno Unito. Da un lato, le banche inglesi e irlandesi, molto legate a quelle americane, sono più esposte alla crisi di quelle degli altri paesi europei. Dall’altro lato, inglesi e irlandesi pur mostrando bilanci in rosso hanno un basso debito pubblico pregresso (27% del PIL l’Irlanda e 47% il Regno Unito) e i governi hanno quindi la possibilità di trovare le risorse fiscali per intervenire. Per Gordon Brown, tra l’altro, potrebbe essere l’ultima carta da giocare per recuperare un po’ di consenso elettorale.
Ben diverso è invece il discorso per Francia e Italia, oltre che per la maggior parte dei paesi dell’Est Europa dentro all’Unione, tutti già oggi con deficit pubblici non troppo distanti dal 3% del Pil. L’Italia, in più, ha anche un debito pubblico ancor superiore al 100% del Pil. Per questi paesi, costosi salvataggi a livello nazionale sarebbero più difficili a causa degli stringenti vincoli di bilancio esistenti.

CONCLUSIONE

I paesi che possono permetterselo saranno probabilmente inclini a salvare i loro istituti di credito in difficoltà con risorse pubbliche. E’ invece assolutamente improbabile che, ad esempio, il governo tedesco, che ha le sue gatte da pelare, sia disponibile a tirare fuori anche solo un euro per salvare una banca o una società di assicurazione di un paese terzo in difficoltà. E se lo farà lo farà guardando ai suoi interessi strategici più che alla solidarietà europeista. Lo stesso presumibilmente varrà per gli altri paesi in surplus. Per fortuna, come ripete anche il ministro Giulio Tremonti in queste settimane, il sistema bancario italiano è meno interessato degli altri da questa crisi, anche perchè le nostre famiglie hanno fatto solo raramente mutui al 90 o al 100%, come invece è avvenuto in America. Altrimenti saremmo in un brutto pasticcio dal quale dovremmo uscire da soli.

*da lavoce.info