martedì 30 dicembre 2008

BUON ANNO DI DESTRA


Il 2009 dovra’ essere il nostro anno, e con questo auspicio rivolgiamo il nostro augurio alla comunita’ che si ritrova attorno alle bandiere de La Destra, ai dirigenti, ai militanti, ai simpatizzanti, agli elettori.
Auguri anche a chi ha preferito altri lidi, perche’ la strada che abbiamo scelto si rivela troppo impervia per palati fini, poco abituati a lottare e a pazientare in attesa del tempo che verra’. Una strada dura, ma bella, che ci fa sentire degni di vivere.
Ma auguri soprattutto a tutti noi, a questa nostra gente con la pelle dura e tanto orgogliosa di continuare a essere di destra.
Buon anno nuovo, camerati!

sabato 27 dicembre 2008

LA QUESTIONE MORALE

Sono passati tanti anni da quando in molti, anche dalle nostre fila, andarono fuori dell’Hotel Raphael a tirare le monetine addosso a Bettino Craxi, l’esempio concreto della tangentopoli che da decenni sconvolgeva (?) l’Italia e gli italiani. Si alzavano le mani per far vedere che erano pulite. Eppure quell’uomo fu l’unico che ebbe le palle per affermare in un parlamento, non certo scevro da scempiaggini come quelle da lui commesse, che sì aveva “rubato” per il partito. Fu l’unico ad ammettere che esisteva un sistema di corruzione e di fondi neri. Fu l’unico che ebbe la faccia di farlo mentre gli altri rimanevno in silenzio. Un vergognoso e colpevole silenzio.E per certi aspetti fu proprio Craxi a mettere sul tappeto l’esistenza di una questione morale. Una questione morale che esiste da sempre. Dai tempi dei tempi. Che è connaturata nel nostro essere italiani.Oggi il problema della questione morale sembra essere tornato di “moda”. Si guarda a Pescara, a Potenza, a Napoli, a Firenze forse a breve anche a Roma. Si guarda e guardiamo tutti e mi viene da sorridere. Mi viene da sorridere perché questo nostro Bel paese è veramente il Paese di Pulcinella. Il Paese dove tutti sanno ma nessuno parla. Per paura? Per convenienza? Per malaffare? O perché in fondo tutti noi, nel nostro piccolo approfittiamo delle situazioni, degli amici, dei favori fatti e quindi ricambiati?Diciamo che è un poco di tutto questo. Un bel minestrone di usanze, di dicerie, di pensieri, di azioni, di giochetti, di personalismi, di incoerenza mascherata da scelte di vita, del nostro essere maneggioni e magliari, arruffoni e furbetti, di arrampicatori e di ladri di polli. E’ il nostro modo di essere società.Ci si scandalizza per le grandi truffe, per le gare d’appalto truccate, per i fondi neri a società e partiti, per gli intrighi di Palazzo, per gli intrallazzi tra finanza e politica ma non ci si scandalizza per i “regaletti” che portiamo al nostro medico o al nostro politico di riferimento, all’insegnate di nostro figlio o al mister della sua squadra nella speranza che lo metta nella posizione di gioco che noi vogliamo, all’amico che lavora all’ufficio postale perché ci faccia passare avanti o non mi faccia fare la fila. E via dicendo.E allora perché fare finta di scandalizzarsi se poi si scopre che un sindaco aveva la sua bella consulenza ad una Asl, se l’imprenditore pagava mazzette ai politici e ai tecnici per avere in appalto dei grossi lavori, se i partiti utilizzano fondi neri per andare avanti nella loro opera?Il Palazzo, come viene comunemente indicato da tutti, non è alto che la rappresentazione speculare della società del nostro Paese. Ci si scandalizza delle auto blu che circolano in Italia? Ci si scandalizza della mancanza di democrazia all’interno dei partiti dove tutto viene calato dall’alto, dove le candidature sono decise a tavolino, dove la meritocrazia è una parola vuota. Dove chi sbaglia non paga mai né si sogna di dimettersi dai propri incarichi. Non solo istituzionali ma anche interni ad un partito. La parola dimissioni non è scritta nel vocabolario di certi politici, di quelli che hanno fatto di essa un mero lavoro che porta potere e guadagno. Già, ci si scandalizza di tutto ciò senza soffermarsi un attimo a pensare chi gli ha permesso e chi gli permette tutto questo se non noi cittadini, impegnati o meno in politica.Del resto è facile puntare il dito contro qualcuno. E’ molto facile. Più difficile è vedere ed ammettere le proprie colpe, i propri errori. Aveva ragione da vendere Fabrizio De Andrè quando scriveva e poi cantava:“…E se credente ora che tutto sia come prima perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti, per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti….”.Sì, siamo anche noi coinvolti. Coinvolti nella questione morale. E lo siamo in prima persona perché, almeno per quanto concerne e riguarda i politici, siamo noi con il nostro voto “utile o inutile” che sia a mandarli nei Palazzi. Siamo noi a venderci per una promessa di un posto di lavoro. Siamo noi che accettiamo 100 euro in cambio di un voto. Siamo noi che crediamo supinamente a questo o quello, a promesse che cadono sempre nel vuoto. Pensando di cambiare e non cambiando assolutamente nulla.E’ vero, esiste una questione morale, ma per sconfiggerla dobbiamo prima fare i conti con la nostra morale e prima di puntare il dito sugli altri dobbiamo puntarlo su noi stessi senza aggrapparsi al giustizialista di turno e godere del tintinnio di manette. Perché quando si arriva a questo punto vuol dire che abbiamo perso tutti. E se vogliamo cambiare dobbiamo avere il coraggio di farlo. Ma di farlo veramente senza delegare gli altri. E’ troppo comodo. E’ troppo facile
Richelieu

IL NATALE NELLA POESIA LITURGICA di ROMANO IL MELODE

Adamo ed Eva
alla grotta del nuovo bambino
di Manuel Nin

Le tradizioni liturgiche orientali, molto spesso con forme letterarie belle e nello stesso tempo contrastanti, ci propongono la contemplazione del mistero della nostra fede. Romano il Melode, teologo e poeta bizantino del vi secolo, nel suo primo kontàkion (poema a uso liturgico) come ritornello ripete le parole "nuovo bambino, il Dio prima dei secoli" che riassumono il mistero celebrato: il Dio eterno, esistente prima dei secoli, diventa nuovo nel bambino neonato. La tradizione bizantina, celebrando la "nascita secondo la carne del Dio e salvatore nostro Gesù Cristo" accosta, sia nell'iconografia che nell'eucologia, la celebrazione del Natale a quella della Pasqua. L'icona del Natale nel bambino fasciato messo in un sepolcro vuole prefigurare già il sepolcro dove il Signore, di nuovo fasciato, verrà messo il Venerdì Santo per risuscitarne glorioso all'alba di Pasqua. I testi della liturgia con immagini molto profonde e vivaci ci propongono così tutto il mistero della nostra salvezza.
Nelle settimane precedenti il Natale, senza un vero e proprio periodo corrispondente all'Avvento delle tradizioni latine, la liturgia bizantina in bellissimi tropari ci ha fatto pregustare tutto il mistero dell'Incarnazione: l'attesa fiduciosa e la povertà della grotta, prefigurazione della miseria dell'umanità che accoglie il Verbo di Dio; e ancora, tutta la serie di figure e personaggi che si affacciano nella vita liturgica di questi giorni: i profeti Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Daniele e i Tre Fanciulli; Betlemme, quasi personificata e collegata con l'Eden; Isaia che si rallegra, Maria, la Madre di Dio presentata come "agnella", cioè colei che porta in seno Cristo, l'Agnello di Dio; infine, nelle due domeniche che precedono il Natale, i Progenitori di Dio da Adamo fino a Giuseppe, cioè la lunga serie di figure che hanno atteso il Cristo e che ci ricordano il fatto che anche noi siamo parte di una storia e di una umanità che l'accolgono nella veglia fiduciosa, ma anche nel buio, nel dubbio e nel peccato.
Nel secondo dei kontàkia Romano il Melode narra la visita di Adamo ed Eva alla grotta del neonato. Il canto di Maria all'orecchio del bambino sveglia Eva dal sonno eterno ed essa persuade Adamo di recarsi nella grotta per capire cosa sia quel canto. Nel dialogo tra Eva e Adamo svegliati ormai dal loro sonno la donna gli annuncia la buona notizia: "Ascoltami, sono la tua sposa: io, che sono stata la prima a provocare la caduta dei mortali, oggi mi rialzo. Considera i prodigi, guarda l'ignara di nozze che guarisce la nostra piaga con il frutto del suo parto. Il serpente una volta mi sorprese e si rallegrò, ma al vedere ora la mia discendenza fuggirà strisciando". La nascita verginale di Cristo diventa guarigione, salvezza per il genere umano ferito dal peccato.
E le risponde Adamo: "Riconosco la primavera, o donna, e aspiro le delizie da cui decademmo allora. Scorgo un nuovo, diverso paradiso: la Vergine che porta in grembo l'albero di vita, lo stesso albero sacro che custodivano i cherubini per impedirci di toccarlo. Ebbene, guardando crescere questo intoccabile albero, ho avvertito, o mia sposa, il soffio vivificante che fa di me, polvere e fango immoti, un essere animato. Adesso, rinvigorito dal suo profumo, voglio andare dove cresce il frutto della nostra vita, dalla Piena di grazia". Il risveglio di Adamo è una prefigurazione, in quanto viene collocato nella primavera, cioè nel contesto pasquale in cui sarà definitivamente riportato in paradiso. E questo è anche cambiato, rinnovato: "Scorgo un nuovo, diverso paradiso", che altro non è se non il grembo della Vergine che porta il nuovo albero della vita.
"Sono sopraffatto dall'amore che sento per l'uomo" risponde il Creatore. "Io, o ancella e madre mia, non ti rattristerò. Ti farò conoscere tutto ciò che sto per fare e avrò rispetto per la tua anima, o Maria. Il bambino che ora porti tra le braccia, lo vedrai fra non molto con le mani inchiodate, perché ama la tua stirpe. Colui che tu nutri, altri l'abbevereranno di fiele; colui che tu chiami vita, dovrai tu vederlo appeso alla croce, e di lui piangerai la morte. Ma tu mi stringerai in un abbraccio allorché sarò risuscitato, o Piena di grazia. Tutto questo sopporterò volentieri, e causa di tutto questo è l'amore che ho sempre sentito e sento tuttora per gli uomini, amore di un Dio che non chiede altro che di poter salvare". All'udire queste parole Maria grida: "O mio grappolo, che gli empi non ti frantumino! Quando sarai cresciuto, o Figlio mio, che io non ti veda immolato!". Ma egli risponde: "Non piangere Madre, su ciò che non sai: se tutto questo non sarà compiuto, tutti coloro, a favore dei quali mi implori, periranno, o Piena di grazia".
Un Dio il quale "non chiede altro che di poter salvare". Questa è la realtà, l'unica realtà che celebriamo in questi giorni nella nostra fede cristiana: l'amore di Dio per gli uomini manifestatosi pienamente in Gesù Cristo. E viviamo questa realtà in tutta la nostra vita come cristiani. Come cristiani nel condividere - e forse anche nel mettere in contrasto la nostra fede - con un mondo segnato fortemente dall'individualismo, dall'oblio dell'altro, dall'ignoranza degli altri; una fede che dovrà predicare un Dio che è dono gratuito, che perdona, che ama, e perché ama si sacrifica per gli altri e non chiede altro che poter salvare. Lui "nuovo bambino, il Dio prima dei secoli".

lunedì 22 dicembre 2008

sabato 20 dicembre 2008

AUGURI di BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

Auguri di buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti gli uomini e donne di buona volontà;

Auguri a tutti coloro che soffrono;

Auguri a tutti quelli che si impegnano ad alleviare la sofferenza degli altri;

Auguri a tutti quelli che non riescono più ad arrivare a fine mese con la propria pensione o stipendio;

Auguri a tutti i genitori che non riescono a passare il Natale con i propri figli;

Auguri a tutti quelli che hanno subito un'ingiustizia;

Auguri a tutti coloro che si sono rivolti alla "giustizia" e non hanno ottenuto nulla;

Auguri a chi ha sempre lavorato onestamente;

Auguri a chi viene emarginato per le proprie idee;

Auguri a chi ha avuto il coraggio di lottare in quello in cui crede,nonostante tutto;

Auguri a chi crede ancora che la politica sia sevizio;

Auguri a tutti quelli che nonostante sappiano di vivere in un mondo "di furbi" sono rimasti coerenti con le proprie idee;

Auguri a chi vive il Natale nella Fede e non lo considera come semplice festa consumistica;

Auguri a chi non non si è mai approfittato;

Auguri a tutti coloro che credono;

Auguri a tutti quelli che amano;

Auguri a tutti quelli che passeranno Natale in solitudine;

Auguri a tutti coloro che passeranno Natale lontano da casa;

Auguri a chi è stato tradito;

Auguri a tutti quelli che a Natale diranno una preghiera per Eluana;

A tutti costoro, lontani o vicini che siano, auguro di cuore Buon Natale e, soprattutto, che l'anno nuovo possa riservare loro le soddisfazioni che la vita gli ha finora negato.
BUONA DESTRA A TUTTI!

Federico Mallucci

IL SOSTEGNO DELLA DESTRA ALLA PROTESTA DEI NON UDENTI

Ieri c’è stata una manifestazione di protesta sotto la sede Rai in via Verdi, organizzata dall’Ente Nazionale Sordi.

I non udenti hanno protestato pacificamente, per lamentare la disattenzione che la Rai sta operando nei loro confronti.

La televisione di Stato non garantisce più la sottotitolazione dei programmi e non trasmette neanche un’edizione quotidiana del Telegiornale regionale con il Linguaggio dei Segni.

Sono gli effetti dei tagli della spesa pubblica, che in questo modo vanno a ledere dei diritti delle persone disabili.

“La Destra – sostiene il Capogruppo in Comune Giuseppe Lonero – appoggia pienamente la protesta, perché l’atteggiamento della televisione pubblica provoca una discriminazione nei confronti delle persone sorde. Perchè la persona sorda dovrebbe pagare il canone della Rai, se non può usufruire pienamente del servizio reso? E’ quindi urgente – conclude Lonero - prendere un provvedimento mirato per questa categoria di cittadini italiani che elimini questa ingiustizia.”

giovedì 18 dicembre 2008

AUGURI NATALIZI de LA DESTRA TIGULLIO



Per la Befana c'è ancora tempo...

mercoledì 17 dicembre 2008

NESSUNA RESA!


Ricordatevi di Leonida e dei suoi, di Alessandro il Grande, di Cesare Augusto, di Carlo Magno, di Artù, Federico II ed Enrico V, ricordatevi di tutti coloro che combatterono sempre, senza mai arrendersi per quanto in minoranza e sconfitti.
Sconfitti forse ma mai abbattuti, domati nè piegati. Mai schiavi!
Una piccola sconfitta può insegnare per le battaglie future, rinserriamo i ranghi, alzate gli scudi!
Adesso conosciamo i nostri errori e non li ricommetteremo.
Avanti, banda di fratelli! Noi pochi, noi felici pochi.

martedì 16 dicembre 2008

L'ENNESIMO ERRORE DI FINI

Perché Fini si sbaglia su Pio XI


Gli storici sostengono che Papa Ratti cercò di evitare che fossero promulgate le leggi razziali, e giunse per questo ai ferri corti con Mussolini. L'opinione di padre Giovanni Sale, storico de "La Civiltà Cattolica".

Secondo padre Giovanni Sale, lo storico de "La Civiltà Cattolica", e grande studioso del ‘900 italiano, la società non si è mobilitata contro le leggi razziali perché "era oppressa da un regime autoritario molto forte. Non si può dire che l'italiano medio fosse razzista, o favorevole alla legislazione antisemita. Tanto è vero che durante poi l'occupazione tedesca molti italiani hanno aiutato gli israeliti, li hanno nascosti a casa anche a costo della loro vita". La società civile era "annichilita dal regime". E il Papa? "Ho trovato un documento, firmato da Pio XI, nel quale dice che gli italiani in materia di razzismo non seguono Mussolini. E questo lo fece dire al Duce dal padre Tacchi-Venturi, per avvertirlo che la società italiana non aveva un atteggiamento di ostilità nei confronti degli ebrei. E quindi le leggi razziali non erano che un modo per accodarsi all'alleato tedesco". Però in Parlamento le leggi razziali passarono senza che ci fosse un'opposizione. Benedetto Croce, Enrico De Nicola, gli ex direttori di grandi giornali - Albertini, Frassati e Bergamini -, il generale Badoglio erano membri del Parlamento. "Questo è vero, ma il Parlamento era un Parlamento in cui le forze di opposizione non sono più presenti, e queste personalità non ci vanno. Croce ebbe delle parole dure, anche se non troppo, in verità, per le leggi razziali. Ma detto questo l'autorità pubblica che si oppose alle leggi razziali e all'antisemitismo fu Pio XI. Questa è una verità elementare, che va detta, e non dobbiamo avere nessuna remora nel dirla. Risulta chiaramente dalla documentazione. Pio XI fu la sola personalità di rilievo pubblico a prendere posizione nei confronti di Mussolini". Il regime "fece forza sulla società silente, ma ostile". Mussolini "negli ultimi tempi ce l'aveva con il Papa per questo, perché sapeva che gli italiani seguivano il Papa. E infatti in una lettera che Mussolini scrisse in quei mesi a Vittorio Emanuele III, disse che ‘il Papa sta tirando troppo la corda' per dire che la situazione con la Santa Sede era diventata difficile". Quindi, dichiara padre Giovanni Sale, "La dichiarazione del presidente Fini su presunte responsabilità della chiesa in ordine alla promulgazione delle leggi razziali del 1938, ci sembra un poco sconcertante. Il presidente sottovaluta gli studi recenti sulla materia, basati sulla documentazione dell'Archivio Segreto Vaticano, dai quali risulta che la Chiesa nella persona di Pio XI fece il possibile prima per evitare la promulgazione di una legislazione discriminatoria nei confronti degli ebrei, poi, ma inutilmente, per limitarne gli effetti". Fra l'altro il Papa nel settembre 1938 affermò che "l'antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti". Leggendo le parole della terza carica dello Stato si poteva avere l'impressione che la Chiesa cattolica fosse muta e acquiescente nei confronti delle decisioni del Duce, ormai sul piano inclinato dell'abbraccio sempre più stretto con Hitler. Ma secondo gli storici, anche quelli, come Alberto Melloni e Agostino Giovagnoli che non rischiano certo l'apologia, la situazione reale era diversa. Anche se naturalmente c'erano sfumature differenti. Pio XI non è rimasto in silenzio, ma ha parlato pubblicamente contro il “Manifesto della razza”. Il 15 luglio 1938, il giorno dopo la pubblicazione, durante un'udienza concessa alle suore del Cenacolo, Papa Ratti disse: “Oggi stesso siamo venuti a sapere qualcosa di molto grave: si tratta, ora, di una vera apostasia”. E criticò “quel nazionalismo esagerato, che ostacola la salvezza delle anime, che innalza barriere tra i popoli, che è contrario non solo alla legge del buon Dio, ma alla fede stessa, allo stesso Credo”. Qualche giorno più tardi, il 21 luglio, ricevendo in udienza gli assistenti ecclesiastici di Azione Cattolica, ribadì: “Cattolico vuol dire universale, non razzistico, nazionalistico, separatistico”. Queste ideologie – continuò – finiscono “con il non essere neppure umane”. Il 28 luglio, a Castelgandolfo, rivolgendosi agli alunni del collegio di Propaganda Fide, Pio XI disse ancora: ”Il genere umano non è che una sola e universale razza di uomini. Non c'è posto per delle razze speciali… La dignità umana consiste nel costituire una sola e grande famiglia, il genere umano, la razza umana. Questo è il pensiero della Chiesa”. Negli ultimi mesi del 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali, la linea della Santa Sede fu quelle di cercare di attenuarne gli effetti, come dimostrano le trattative serrate e spesso tesissime, tra il Vaticano e il governo italiano. “La Civiltà Cattolica” non condannò pubblicamente la legislazione antisemita promulgata a settembre di quell'anno, anche se in vari articoli pubblicati in precedenza, la rivista dei gesuiti aveva preso le distanze dalle teorie razziste. Il “silenzio” dell'autorevole rivista lettain Segreteria di Stato fu provocato da un decreto ministeriale che imponeva “la proibizione di pubblicare commenti sulla questione razziale divergenti dal senso del Governo nazionale”. Il fascismo imbavagliò gli organi di informazione cattolici proibendo loro non solo di intervenire contro il manifesto della razza, ma addirittura di rendere note le parole già pronunciate da Pio XI. L'8 agosto 1938 Montini, Sostituto della Segreteria di Stato, informò il governo americano di questi provvedimenti, in modo che all'estero non si dicesse che il Vaticano e la stampa cattolica tacevano sui provvedimenti liberticidi emessi contro gli ebrei per pusillanimità o per complicità con il regime. Dai documenti degli archivi vaticani risulta dunque che il Papa fece tutto quello che gli era possibile per evitare la promulgazione di una legislazione discriminatoria nei confronti degli ebrei, e poi, inutilmente, aveva tentato di limitarne gli effetti. Fra l'altro in quei mesi la Santa Sede mise in moto diverse iniziative per aiutare gli ebrei discriminati, chiedendo attraverso le nunziature che fossero accolti in vari Paesi, come dimostrano i dispacci inviati dal Segretario di Stato Pacelli. Il Papa sottoscriverà un appello in favore degli scienziati e degli studiosi che avevano perso il posto, chiedendo ai porporati d'oltreoceano di favorire il loro inserimento.



lunedì 15 dicembre 2008

ACCATTATEVILLO!


http://www.apple.com/trailers/independent/reclaimingtheblade/
http://reclaimingtheblade.com/
http://it.youtube.com/user/Reclaimingtheblade

Salviamo le "nostre" identità culturali da qualunque colonialismo e da ogni fasulla invenzione.

domenica 14 dicembre 2008

CONTRO L'EUTANASIA

Sostegno al Granduca del Lussemburgo nella sua opposizione all'eutanasia

Il Parlamento del Granducato del Lussemburgo vuole depenalizzare eutanasia e suicidio assistito, ma il
sovrano – il Granduca Henri – si rifiuta di firmare la legge. Un atto di straordinario coraggio e di coerenza,
che denuncia la deriva antiumana delle democrazie relativiste: un parlamento, democraticamente eletto,
vuole legalizzare l’omicidio del consenziente, e un sovrano – che regna per meccanismo ereditario –
difende la vita dei suoi sudditi e resta fedele alla verità sull’uomo.
Non si può che additare all’esempio della comunità internazionale il sovrano del piccolo stato europeo,
che con il suo “no” suona come rimprovero a tutti quei politici che in questi decenni hanno accettato di
firmare – senza colpo ferire – le leggi di morte sull’aborto, la fecondazione artificiale, l’eutanasia.
Inqualificabile, invece, la condotta del Primo Ministro Jean-Claude Juncker, che vuole modificare la
costituzione per esautorare il Granduca dal legittimo potere di veto sulle leggi approvate dal parlamento.
Il fatto più agghiacciante è che Junnker è un esponente dei cristiano sociali, cioè della democrazia
cristiana lussemburghese. Da perfetto erede dei funambolismi morotei, questo Junker si è opposto alla
legge sull’eutanasia durante il dibattito parlamentare, ma ora si appresta ad attuare un vero e proprio
“colpo di stato” istituzionale per togliere di mezzo le resistenze del sovrano e proseguire a occupare la
sua poltrona di primo ministro.
Verità e Vita aderisce alla campagna di sostegno al Granduca, e invita ogni persona di buona volontà a
fare lo stesso. Ecco il collegamento per sostenere questa campagna pro life:
http://www.liberte-politique.com/soutien_au_Grand_Duc_du_Luxembourg/php/appel.php

http://www.liberte-politique.com/soutien_au_Grand_Duc_du_Luxembourg/php/appel.php

sabato 13 dicembre 2008

EUROPAITALIA 13


E' uscito il numero doppio dicembre 2008-gennaio 2009!




Il Focus:
GIOVANE EUROPA
Le nuove generazioni e l'Unione Europea, oggi e domani.


Cardini, Chiesa, Facciotto, Panzeri, Vinciguerra
OBAMA, SANTO SUBITO

Agnoli
ELUANA ENGLARO: prima condanna a morte nell'Italia repubblicana?


Contributi speciali di:
FRANCO CARDINI, S.EM. PAUL POUPARD,
S.A.I.R. OTTO VON HABSBURG

L'Intervista:
On. Antonella Mularoni
nuovo Segretario di Stato per gli Affari Esteri della Repubblica di San Marino.

E poi: Europanorama, Economia e Imprese, le Rubriche...
64 pagine a colori, € 5,00.



L'Editoriale

Credo quia absurdum…

Qualche anno dopo il secondo conflitto mondiale uno dei poeti statunitensi più importanti del ‘900, Ezra Pound, contemplando il panorama dell’Europa devastata dalla guerra, solcata da una sempre più profonda e feroce cortina di ferro, ridotta a terreno di scontro di superpotenze extraeuropee dotate dell’arma di distruzione di massa per eccellenza, quella nucleare, vide al di là delle contingenze e scrisse due versi straordinari: “Credo quia absurdum. Credo nell’Europa e nella sua rinascita”.
È vero che i poeti sanno guardar lontano: solo dopo decenni, negli ultimi anni del “secolo lungo”, l’assurdo è divenuto realtà; dopo l’implosione del comunismo realizzato è iniziato il processo di ritorno di un’Europa sempre più unita, potenza di pace, al centro del grand jeu della politica mondiale. Inoltre, negli ultimi mesi lo scenario della crisi finanziaria, globale nella sua estensione ma prettamente statunitense nella sua genesi, sta liberando il “vecchio” continente da ogni complesso d’inferiorità economico e strutturale; se una lezione può trarsi al momento da eventi ancora in pieno sviluppo, questa è la maggior robustezza dell’economia sociale di mercato rispetto ad ogni altra ubriacatura virtuale, la maggior capacità del Piccolo di resistere alle grandi tempeste, la maggior coesione delle identità storicamente e spiritualmente forti rispetto ad ogni melting pot.
Per il nostro mensile, che continua la sua corsa ad occhi aperti tra Europa, Italia e San Marino entrando nel terzo anno di vita, guardare in modo non distratto né convenzionale gli eventi che riempiono le cronache induce a centrare l’attenzione su due temi che si connettono in diverso modo al tema della speranza: il futuro dell’Europa, ossia i giovani europei, e la nuova Presidenza USA.
Le nostre strade sono percorse ogni minuto da una nuova generazione di giovani, nati dopo il 1989, che non hanno conosciuto i drammi del ‘900 e sono cresciuti in un’Europa unita. Questi giovani parteciperanno nel prossimo mese di maggio alle Elezioni per il Parlamento europeo, per la prima volta a 27 Stati e non a 15, e quindi veramente innovative. Come vivono i giovani d’Europa questa loro identità continentale? Che cos’è l’Europa unita per loro? Un’opportunità, un gravame, una patria? Grazie al prezioso concorso dell’Ufficio di Rappresentanza della Commissione Europea di Milano, Europaitalia dedica a questo tema il focus centrale di questo numero doppio.
Parimenti giovane e proiettato al futuro appare nella corale rappresentazione dei media il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama. L’Obamamania esplosa in tutto “l’occidente” coinvolge ed interroga l’Europa unita e gli Europei, facendo sperare nella fine del disastroso unilateralismo della precedente amministrazione statunitense.
Queste speranze vanno ovviamente verificate nel tempo, e fin d’ora un poco di avveduta prudenza appare necessaria. L’Unione Europea ha manifestato immediatamente le proprie speranze di un rinnovato dialogo e partnership con la nuova amministrazione, e vi sono segni incoraggianti; nel contempo il sano realismo politico impone di rammentare l’attualità della celebre frase di sir Winston Churchill, secondo cui «L’Inghilterra non ha alleati ma interessi».
Chi scrive non crede a prossime rivoluzioni nella politica estera statunitense, anche perché il nuovo presidente deve prima affrontare e vincere la sfida costituita dalla crisi sociale ed economica che negli USA ha raggiunto livelli da terzo mondo, singolarmente trascurati dalla stampa occidentale. Secondo un recente rapporto del Dipartimento all’Agricoltura Federale USA, dal 2006 al 2007 i bambini malnutriti negli USA sono aumentati del 40%, giungendo a lambire la cifra di 700.000 unità. I poveri che nel 2007 secondo il Rapporto non sono riusciti ad “alimentarsi adeguatamente” sono 36,2 milioni ( il 12 % della popolazione), con picchi che giungono fino al 17% negli Stati del Sud del paese. Un disagio sociale che si esprime nell’esplosione della criminalità, e nell’aumento vertiginoso della popolazione carceraria, che ha superato l’% della popolazione complessiva. Prima di pensare al mondo Barack Obama dovrà dare pane agli affamati, e disinnescare una mina sociale di immensa gravità. Auguri, Presidente!

Il Direttore

Un altro anno assieme ad EUROPAITALIA, per capire, crescere, conoscere, discutere, costruire, creare, pensare Europeo.

Un grazie e cuore a: Francesco M. Agnoli, Roberta Angelilli, Michele Antonelli, Stephan Baier, Pasquale A. Baldocci, Claudio Cardelli, Franco Cardini, Alman Ceoldo, Maria Cristina Ceoldo, Guglielmo Cevolin, Luigi Copertino, Silvia Cravatta, Giancarlo Dall’Ara, Giancarlo D’Anna, Domenico Del Nero, Camilian Demetrescu, Paolo Facciotto, Marco Fasol, Aldo Ferrari, Claudio Finzi, Dalmazio Frau, Paolo Gambi, Anna Gianfreda, Angela Giuccioli, Gennaro Grimolizzi, Omar Guetarni, Paolo Gulisano, Mykhailo Kirsenko, Rainhard Kloucek, Ennio Lucarelli, Giuseppe Magrì, Stefano Manzocchi, Emma Marcegaglia, Andrea Marcigliano, Victor Matteucci, Mario Mauro, Alessandro Mazzerelli, Valerio Melandri, M.Paola Napoleone, Mons. Luigi Negri, Chiara Nejrotti, Ulderico Nisticò, Francesco Paderi, Domenico Palmieri, Carlo Pantaleo, Elena Percivaldi, Stefano Piacenti, Matteo Piccin, Andrea Pininfarina, Andrea Porcarelli, Bernd Posselt, Mons. Paul Poupard, Cesare Pozzi, Romano Ricciotti, Christian Roccati, Alberto Rosselli, Fabrizio Rossi, Mons. Antonio Rouco Varela, Fulvio Salimbeni, Giorgio Salina, Armando Savignano, Anton Sbutega, Stevka Smitran, Stefano Taddei, Alain Terrenoire, Alessandro Tricoli, Alberto Tripi, Carlos Uriarte, Luca Ventaloro, Fabrizio Vielmini, Alex Voglino, Otto von Habsburg, Paolo Zanna, Samuele Zerbini.
Il Direttore
Console Adolfo Morganti

Redazione: Via Valle di Marco 3, 47890 San Marino Città (RSM).
Telefono, 349/59.89.835; Fax 0549/99.55.76. E-mail info@europaitalia.eu
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Il nuovo sito di Europaitalia: rinnovato, arricchito, aggiornato!

venerdì 12 dicembre 2008

giovedì 11 dicembre 2008

TROPPO SILENZIO


Il blog è troppo silenzioso da troppi giorni, proviamo a dargli una scossa "trasversale".
Proviamo a parlare di Cultura e di cultura.
Mi diverte di recente vedere l'agitarsi di alcuni "nuovi" esponenti del PdL ( Partito del Lifting? ), soprattutto tra alcuni riciclati della presto defunta Alleanza Nazionale.
Partiamo dall'assioma che purtroppo la Cultura sta ad alcuni di AN e di FI come la meringata a un diabetico; voi già capirete che trattare di Cultura con la maiuscola nel caso sarà perlomeno ridicolo.
Eppure ciononostante alcuni esponenti dei sunnominati partiti, per loro stessa ammissione in privata sede, non siano in grado di distinguere un endecasillabo da una prosa adesso si interessano addirittura di poesia, e la promuovono anche.
D'accordo non di solo pane, o frutta, o olio, o altro vive l'uomo...
Naturale, tutto fa gioco in previsione di future elezioni e volete che si neghi l'onore di congratularsi con lo spirito poetico del macellaio sotto casa che si è pagato un bel libro dei propri versi migliori?
Ma vi ricordate, amici miei, camerati, il Cyrano di Rostand?
Sì certo che lo ricordate, voi l'avete letto... voi.
Ecco così è.
Per alcuni anni persino la nostra striscia di terra ligure è stata amministrata addirittura in campo "culturale" da un esponente della destra ( minuscola prego ) di allora.
Strano.
Strano perchè non ricordo un solo evento, una manifestazione, un progetto effettuato allora ( nè dopo ) che potesse ascriversi a una seria categoria detta Cultura, men che meno Cultura di Destra.
Anzi si è, come sempre, lasciato fare man bassa alla sinistra, che lei sì, da oltre mezzo secolo ha ben capito come utilizzare il sistema.
Ma adesso arriva il PdL ( Paradiso del Lucro? ) e i suoi nuovi rinforzi della dissolvente AN.
Adesso portano nuova linfa anche in capo culturale, trattano di arti, conoscenza, scienza e sapienza. Flirtano con ogni branca del sapere, dall'"esoterismo cristiano" al sufismo, dalle tradizioni orientali a tutto quanto fa spettacolo.
Ma basta sollevare quel leggero velo, quel drappo tricolore che ricopre e uniforma tutto per vedere il nulla, perchè null'altro è sotto il velo.
Ma prenderanno messe di voti, non temete, voti dai bottegai che memori dell'inclito onore fatto alla loro suocera scrittrice di sirventesi e madrigali, si ricorderanno del gran politico che ha plaudito la loro opera, e per imperitura riconoscenza voteranno lui e , laddove possibile, tutto il gran carrozzone.
E se per caso non l'aveste fatto, davvero, rileggetevi Cyrano.

PS
Siccome il post è trasversale seguite il resto su
Il Palazzo della Luna e Il Corriere Metapolitico

martedì 9 dicembre 2008

LA DESTRA ITALIANA

Ieri, a Pomezia, si è svolta la prima riunione del Comitato centrale de La Destra, massimo organo del partito, che ha definito l’organigramma nazionale, eletto Nello Musumeci vicesegretario del partito, delineato i prossimi impegni, dalle elezioni europee, alla manifestazione popolare del 24 gennaio a Roma.
Pochi credevano nelle nostre potenzialità e ora cominciano a ricredersi. C’è stato chi ha brigato contro di noi e si sta accorgendo di aver giocato male le proprie carte. Un motivo in più per essere orgogliosi di aver ridato vita a questa meravigliosa creatura che è la nuova destra italiana, la nostra destra, l’unica vera destra italiana.

Con questo incontro, un mese dopo il Congresso nazionale, il gruppo dirigente de La Destra si rimette in marcia in tutto il Paese. L’obiettivo è quello di individuare la strada giusta per affermare il messaggio etico, la proposta politica, la qualità delle candidature, mettendo al bando ogni traccia di personalismo interno, malattia permanente della destra politica italiana. Troppo spesso, infatti, l’individualismo ha caratterizzato le nostre comunità, ma non possiamo permettercelo più. O si capisce per davvero che vuol dire appartenenza comunitaria oppure non ne vale la pena.

Rappresentare la Destra significa offrire risposte improntate anzitutto a senso etico, a giustizia sociale, a quei valori, cioè, che da sempre rispecchiano il nostro modo di vivere e di essere.
Risposte ad una società malata e incapace di offrire sicurezza alla comunità.
Sul piano della sicurezza - E’ di queste ore lo scontro tribale fra Procure della Repubblica sul caso De Magistris che, non dimentichiamolo, riguarda un magistrato che per aver indagato sui potenti è stato messo in condizione di non nuocere con la compiacenza dei due poli principali. Quando i magistrati arrivano a un passo dall’arrestarsi fra loro, il cittadino avverte insicurezza, smarrimento, ha il diritto di chiedersi dove sta di casa il diritto.
Sul piano sociale- Un’elemosina di 40 euro mensili è stata rifilata dal Governo ai più poveri, mentre si soffre la tragedia della casa, e chi lavora nel pubblico è soggetto a un regime di tassazione degli straordinari diverso da chi lavora nel privato. Si dice che la sicurezza del cittadino è prioritaria per il governo, ma si lasciano con buste paga da fame poliziotti e carabinieri del nostro Paese.
Annunciano con i loro giornali la campagna per l’abolizione delle province, ma nei provvedimenti che approvano delegano a questi enti persino il bollo auto che pure avevano promesso di cancellare. E’ più cara l’acqua, perché la si è resa disponibile, con un provvedimento approvato nella canicola di agosto, alla speculazione privata.
Gli italiani avvertono un’ingiustizia profonda ogni volta che sentono un assessore comunale o regionale aprire le porte degli asili e delle case popolari agli immigrati e sbatterle in faccia ai nostri connazionali.
E’ l’Italia dove si muore sul lavoro, è l’Italia dove si muore a 17 anni persino a scuola, come è accaduto a Rivoli in quella che, signor Presidente del Consiglio, è stata tutt’altro che una tragica fatalità, ma un rischio drammatico che corrono ogni giorno in moltissime scuole i nostri figli.
Le politiche sociali restano le grandi assenti nell’azione di Governo.

Esiste, pertanto, uno spazio politico che La Destra può rappresentare, con serietà e coerenza.

Tra i progetti in corso, stiamo ultimando una proposta di delibera per gli enti locali – a partire da quelli più grandi per dimensione - per affrontare concretamente il tema delle politiche di mutuo sociale, sulla base dell’intuizione di Casa Pound e della proposta di legge che La Destra ha presentato alla Regione Umbria.

Al nostro orizzonte c’è la battaglia per tornare nelle istituzioni parlamentari con La Destra, attraverso l’assemblea di Strasburgo. L’oligarchia che governa non è riuscita finora nel disegno perverso di cancellare le culture nazionali dallo scenario continentale. Volevano una nuova legge-canaglia e finora non ce l’hanno fatta. Non è detto che non ci proveranno, ma glielo impediremo in ogni modo. Ormai il tempo è scaduto.
Io sono disponibile a candidarmi alle Europee solo se c’è un clima che faccia capire a tutti che siamo consapevoli della delicatezza della partita in ballo. Non è un problema di seggi: ce ne saranno da due a quattro, dipenderà dalla nostra capacità di macinare consensi. Ma non è obbligatorio che a Strasburgo ci sia io. Ci sarò solo se ne varrà la pena. Si può fare campagna elettorale anche senza candidarsi. Il segretario del partito la fa solo se tutti capiscono che ora si combatte ventre a terra.

Ringrazio quanti si sono mobilitati dal congresso ad oggi con la campagna di preadesioni e invito a mandare ciascuno dei moduli riempiti al partito.
Ora la struttura c’è e penso si possa essere fiduciosi sulla capacità di raccogliere le prime firme vere in calce alle liste che vareremo nelle prossime ore con il presidente Buontempo, secondo lo statuto che ci siamo dati al congresso.
Ringrazio quanti hanno dato e daranno disponibilità a candidarsi in una battaglia durissima e ognuno conquisterà un titolo in più a rappresentare per sempre La Destra, perché è qui che si vede la forza delle fede dei nostri dirigenti e militanti.
Alle strutture regionali rivolgo l’appello a completare le proposte di candidatura entro mercoledì prossimo: dobbiamo preparare la modulistica e inviarvela prima di Natale.
Se non si comprende l’urgenza di partire, vorrà dire che dalla prossima settimana cambieremo i segretari regionali laddove si registra una stasi.
Dobbiamo mettere in campo militanti, cercare cancellieri e consiglieri, autenticare per bene ogni singola firma, ci sarà chi tenterà di rifilarci quelle false, sapremo bene come riconoscerli.

Nominerò un gruppo di dirigenti per ognuna delle cinque circoscrizioni europee per curare ogni dettaglio della raccolta di firme per ogni regione. Ogni circoscrizione ne dovrà raccogliere trentacinquemila, di cui almeno tremilacinquecento ad Aosta per il nordovest; Trentino e Friuli per il nord Est; Umbria per il centro; Basilicata e Molise per il sud; Sardegna per le isole. Le Regioni più grandi dovranno fare il resto.

Quella in programma il 24 gennaio a Roma, poi, sarà la prima grande manifestazione popolare della nuova destra italiana, con un corteo che partirà da piazza Esedra, per testimoniare la nostra vitalità e dire al Paese che la destra c’è ancora, nonostante la fuga di Alleanza nazionale verso il potere.
Ci saremo per lanciare la piattaforma per l’Europa di domani, che vogliamo cristiana e sociale; per abbracciare un popolo senza rappresentanza; per indicare una politica di valori e di fede che è alla base della nostra esistenza politica.

In primavera saremo attesi anche ad un altro, delicato momento di confronto politico con le elezioni amministrative. Non è il tempo per alleanze omogenee, venti regioni non sono gestibili da Roma e credo che il partito debba favorire il massimo sforzo di autonomia della nostra classe dirigente territoriale.
Il partito centrale ha la garanzia del simbolo e questo deve tranquillizzare tutti. Il territorio sarà chiamato a decidere, ma abbiamo il diritto di sapere che cosa si decide per conto de La Destra. Altrimenti non si fa un partito, ma una federazione di liste civiche.
Metteremo in cantiere riunioni in tutte le realtà regionali, per ragionare assieme sulle prospettive di ogni realtà locale. Proporremo una bozza di programma quadro per le amministrazioni locali, che dovrà rappresentare il punto di riferimento che qualsivoglia alleanza si decida di sperimentare.
E poi si dovrà ragionare sulle candidature, che dobbiamo essere pronti a presentare sin dal primo turno, nelle province e nei comuni superiori ai 15mila abitanti, visto che ci sarà l’election day.
Particolare attenzione ci dovrà essere anche nel rapporto con le liste civiche, che possono rappresentare un’efficace forma di alleanza nel territorio, soprattutto laddove La Destra ha difficoltà di penetrazione per superare lo sbarramento imposto dalla legge elettorale, che in Sicilia portano odiosamente persino al 5 per cento senza alcuna vergogna.
Ci dovremo poi dedicare alle regionali in Sardegna, e probabilmente in Campania.

Nell’ambito della strategia del partito, dovremo valorizzare l’arma referendaria ed essere capaci di presentare al Paese un ventaglio di opzioni referendarie, fatte maturare nella coscienza dei cittadini a partire dai nostri iscritti, per mettere in campo proposte che diano il senso chiaro di un ritorno alla giustizia sociale.
Francesco Storace

domenica 7 dicembre 2008

sabato 6 dicembre 2008

venerdì 5 dicembre 2008

SIENA VICE IL PREMIO ATTILIO MORDINI


Assegnato a Primo Siena il "Premio alla Cultura Attilio Mordini"

Il 22 novembre scorso, nel Palazzo Reale di Milano, nel corso di una cerimonia inserita nel convegno "Una politica per l'educazione", poresiduto dall'On. Paola Frassineti ed organizzata dalla AESPI (Associazione Europea Scuola e Professioalità Insegnante") in collaborazione con il "Centro Studi Europa 2000" ed i perodici Tradizione e Intervento nella Società è stata inaugurata la prima edizione del "Premio alla Cultura Attilio Mordini" assegnato ad una decina di personalità italiane, tra le quali un Veneto del Cile: allo scrtittore e pedagogista Prof. Primo Siena per la sua lunga traiettoria nella diffusione della cultura italiana all'estero. Ha ritirato il premio la figlia Prof.ssa Silvia Siena.

giovedì 4 dicembre 2008

L'APOCALISSE DI MARIO POLIA

Apocalissi [Recensione conferenza] + audio Mario Polia

Apocalissi è il titolo dell’ultimo libro di Mario Polia e Gianluca Marletta, presentato in anteprima presso Palazzo Valentini a Roma, sabato 29 novembre, dall’Associazione LabCom.

Il testo, che passa in rassegna le tradizioni del filone semita e del mondo indoeuropeo precristiano nonché del cristianesimo stesso, è certamente un invito allo studio e all’approfondimento di un tema, quello della rivelazione, molto forte ed utile per cogliere quella correlazione diretta che esiste tra il micro ed il macro cosmo, tra i tempi ed i ritmi di un mondo, quello moderno, che sta attraversando il proprio grande autunno.

Ma cosa significa “apocalisse” al di là dei significati catastrofici, che spesso gli si attribuiscono?

L’apocalisse non è altro che il momento in cui il senso della storia si rivela; il contenuto, poi, di tale rivelazione come ricorda Mario Polia, non è da considerarsi figlio della profezia ma semplicemente una logica conseguenza della degenerazione umana.

La corrispondenza degli scenari narrati dai testi sacri delle diverse tradizioni prese in esame,con la realtà odierna sono impressionanti ma anche prevedibili da uomini, quelli antichi, conoscitori della natura umana e consapevoli che il caos nasce dalla perdita della legge, dall’aver spezzato i vincoli con il sacro.

Emerge così che la causa dell’apocalisse sarà - o è già - l’uomo stesso, la sua avarizia, e la sua insensibilità verso la natura che egli violenta.

Come insegna la legge dell’analogia, c’è una diretta corrispondenza tra il micro ed il macro cosmo, tra l’uomo ed il mondo, e proprio come una madre soffre e si consuma osservando la morte del figlio, così la natura diventa sempre più muta e sorda in relazione alla morte etica della propria creatura. Il succo, però, di questo messaggio escatologico non è la fine del vecchio mondo, quanto l’inizio del nuovo.

Abbandonando i futili discorsi sulle possibili date e sui calcoli per ottenerle, l’attenzione dei relatori si è perciò concentrata sullo studio e la ricerca del perché il nostro mondo sta finendo; gli unici numeri tirati in ballo (precisamente le stime dell’Unesco secondo cui l’87 % delle risorse mondiali sono in mano al 13% della popolazione, gran parte della quale occidentale), sono solo la conferma di una umanità malata e avara.

In questo clima generale di crisi che certamente preannuncia la prossimità della fine, il soldato di Dio, l’uomo di militanza, non deve disquisire sul possibile momento in cui la freccia colpirà il suo cuore ma, continuare la sua lotta per la Verità e la Giustizia, nella trincea e sotto la bandiera che ha scelto di servire.

Egli sarà il custode dei semi che illumineranno l’età futura.

“Apocalissi - La fine dei tempi nelle religioni”

Autori: Mario Polia e Gianluca Marletta
Edizioni: Sugarco, 2008
Pagine: 264
Prezzo: € 19,80

Ordina la tua copia qui!

Il libro:
Le profezie sui Tempi Ultimi ci attraggono con il loro fascino irresistibile e a volte inquietante. Apocalissi. La fine dei tempi nelle religioni è un viaggio inedito, e unico nel suo genere, alla scoperta di questo filone mitico presente in tutte le religioni: in un percorso universale che va dalle fedi monoteistiche alle tradizioni orientali, dall’Ameri precolombiana all’Europa precristiana, interrogando la Bibbia e il Corano, il Vishnu Purana indù e il Popol Vuh maya, nell’ottica scientifica ma affascinante della moderna storia delle religioni. Un viaggio nel futuro dell’umanità così come immaginato, con impressionanti analogie nelle sue tappe fondamentali, dal pensiero religioso d’ogni tempo e luogo: dalla decadenza spirituale dell’uomo all’allontanamento dal divino, dalla corruzione della società agli sconvolgimenti naturali, dal regno oscuro e grottesco dell’uomo-che-si-fa-dio alla vittoria finale della luce.

Mario Polia, antropologo, archeologo, storico delle religioni. Docente di Antropologia Culturale nella Pontificia Università Gregoriana. Direttore del Museo Demoantropologico di Leonessa. Direttore dell’Istituto di Studi Piceni, Ascoli. Etnografo, in Perù, dal 1971.

Gianluca Marletta, nato a Roma nel 1971, è laureato in Storia Medievale presso l’università di RomaTre e in Scienze Religiose alla Pontificia Universitas Lateranensis. Insegnante di Religione, conferenziere e articolista, ha pubblicato vari saggi su tematiche storico-religiose e antropologiche.

lunedì 1 dicembre 2008

EROI


Abbiamo sempre bisogno di Eroi.
Cominciamo così a ricordarli tutti:

"Quando gli oceani sulla terra si prosciugarono, gli uomini si convinsero che era giunta la loro fine. Per qualche strano motivo, non aprirono gli occhi sul mare sconfinato che si estendeva sulle loro teste. Il dubbio su quale fosse la via da prendere per l'umanità, era motivo di grande afflizione. Ma, sperando in un avvenire radioso per una nuova specie umana, un pugno di uomini strinse i denti e partì alla volta dello spazio. Questi coraggiosi vennero derisi, e additati come fuorilegge all'inseguimento di un sogno effimero... Questa è la storia di quel tempo... Siamo nell'anno 2977..."

Vaga verso stelle lontane. Il suo vessillo è un teschio bianco in campo nero. Vive la sua vita in uno spazio senza confini e senza domani, in armonia con le leggi dell'universo. Libero.

A bordo dell'Arcadia erro per lo spazio. La voce sommessa di questo mare infinito mi invoca, e mi invita a vivere senza catene... La mia bandiera è un simbolo di libertà.

MA A FINE MESE NON CI SI ARRIVA .......

Hai voglia, Berlusconi, a spargere spiccioli alla povera gente. Il problema è ben più serio e si capisce che cosa vuol dire non avere una forza di destra vera al governo del Paese, che le sue proposte le ha messe nero su bianco nella mozione approvata dal Congresso.
40 euro al mese ai più poveri sono fuffa.
Rinunciare a lanciare sulla casa un proposta rivoluzionaria come il mutuo sociale è dire che chi non ha continuerà a non avere.
Detassare gli straordinari per il privato e non per il pubblico equivale a dividere chi lavora, sfruttando i primi e penalizzando i secondi (tra cui quei poliziotti e carabinieri a cui dite sempre di impegnarsi per la sicurezza dei cittadini).
Avete promesso di abolire le province e il bollo auto ed è finita che fate gestire il bollo auto dalle province.
Avete di nuovo lasciato il campo agli speculatori dell’acqua, che non volete più pubblica.
Trovate i soldi per dare quattrini ingenti a Gheddafi, ma gli immigrati continuano a sbarcare e le tredicesime sono sempre più povere.

Negli asili nido e nelle case popolari entrano più stranieri e meno italiani: è questa la giustizia sociale? No, tutto questo è demagogia, è vecchia storia sinistra che abbiamo già conosciuto nella nostra storia quando con le bandiere rosse si ingannavano i più poveri. Ora sono diventate azzurre, ma che cambia?
Vai dicendo in giro, per soggezione culturale, che la tua è una politica di sinistra e ci chiediamo perché uno di destra ti debba votare…

Lo hanno fatto e credo che in giro ci sia qualche pentimento. Noi ti e vi aspettiamo al varco. Non ne possiamo più di farci prendere in giro. Anche perché, mentre regali un euro al giorno ai più poveri, il risanatore di Alitalia, Fantozzi, si cucca 15 milioni di euro, dicono….
E noi paghiamo. Ma le banche no.
Noi lo diremo il 24 gennaio a Roma. Per la coesione nazionale, contro l’egoismo sociale. A dire che l’uomo viene prima del lavoro. La persona prima del profitto. Tu non ci sarai. Sennò Bossi ti molla.

Francesco Storace