Perché Fini si sbaglia su Pio XI | |
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Gli storici sostengono che Papa Ratti cercò di evitare che fossero promulgate le leggi razziali, e giunse per questo ai ferri corti con Mussolini. L'opinione di padre Giovanni Sale, storico de "La Civiltà Cattolica". | |
Secondo padre Giovanni Sale, lo storico de "La Civiltà Cattolica", e grande studioso del ‘900 italiano, la società non si è mobilitata contro le leggi razziali perché "era oppressa da un regime autoritario molto forte. Non si può dire che l'italiano medio fosse razzista, o favorevole alla legislazione antisemita. Tanto è vero che durante poi l'occupazione tedesca molti italiani hanno aiutato gli israeliti, li hanno nascosti a casa anche a costo della loro vita". La società civile era "annichilita dal regime". E il Papa? "Ho trovato un documento, firmato da Pio XI, nel quale dice che gli italiani in materia di razzismo non seguono Mussolini. E questo lo fece dire al Duce dal padre Tacchi-Venturi, per avvertirlo che la società italiana non aveva un atteggiamento di ostilità nei confronti degli ebrei. E quindi le leggi razziali non erano che un modo per accodarsi all'alleato tedesco". Però in Parlamento le leggi razziali passarono senza che ci fosse un'opposizione. Benedetto Croce, Enrico De Nicola, gli ex direttori di grandi giornali - Albertini, Frassati e Bergamini -, il generale Badoglio erano membri del Parlamento. "Questo è vero, ma il Parlamento era un Parlamento in cui le forze di opposizione non sono più presenti, e queste personalità non ci vanno. Croce ebbe delle parole dure, anche se non troppo, in verità, per le leggi razziali. Ma detto questo l'autorità pubblica che si oppose alle leggi razziali e all'antisemitismo fu Pio XI. Questa è una verità elementare, che va detta, e non dobbiamo avere nessuna remora nel dirla. Risulta chiaramente dalla documentazione. Pio XI fu la sola personalità di rilievo pubblico a prendere posizione nei confronti di Mussolini". Il regime "fece forza sulla società silente, ma ostile". Mussolini "negli ultimi tempi ce l'aveva con il Papa per questo, perché sapeva che gli italiani seguivano il Papa. E infatti in una lettera che Mussolini scrisse in quei mesi a Vittorio Emanuele III, disse che ‘il Papa sta tirando troppo la corda' per dire che la situazione con la Santa Sede era diventata difficile". Quindi, dichiara padre Giovanni Sale, "La dichiarazione del presidente Fini su presunte responsabilità della chiesa in ordine alla promulgazione delle leggi razziali del 1938, ci sembra un poco sconcertante. Il presidente sottovaluta gli studi recenti sulla materia, basati sulla documentazione dell'Archivio Segreto Vaticano, dai quali risulta che la Chiesa nella persona di Pio XI fece il possibile prima per evitare la promulgazione di una legislazione discriminatoria nei confronti degli ebrei, poi, ma inutilmente, per limitarne gli effetti". Fra l'altro il Papa nel settembre 1938 affermò che "l'antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti". Leggendo le parole della terza carica dello Stato si poteva avere l'impressione che la Chiesa cattolica fosse muta e acquiescente nei confronti delle decisioni del Duce, ormai sul piano inclinato dell'abbraccio sempre più stretto con Hitler. Ma secondo gli storici, anche quelli, come Alberto Melloni e Agostino Giovagnoli che non rischiano certo l'apologia, la situazione reale era diversa. Anche se naturalmente c'erano sfumature differenti. Pio XI non è rimasto in silenzio, ma ha parlato pubblicamente contro il “Manifesto della razza”. Il 15 luglio 1938, il giorno dopo la pubblicazione, durante un'udienza concessa alle suore del Cenacolo, Papa Ratti disse: “Oggi stesso siamo venuti a sapere qualcosa di molto grave: si tratta, ora, di una vera apostasia”. E criticò “quel nazionalismo esagerato, che ostacola la salvezza delle anime, che innalza barriere tra i popoli, che è contrario non solo alla legge del buon Dio, ma alla fede stessa, allo stesso Credo”. Qualche giorno più tardi, il 21 luglio, ricevendo in udienza gli assistenti ecclesiastici di Azione Cattolica, ribadì: “Cattolico vuol dire universale, non razzistico, nazionalistico, separatistico”. Queste ideologie – continuò – finiscono “con il non essere neppure umane”. Il 28 luglio, a Castelgandolfo, rivolgendosi agli alunni del collegio di Propaganda Fide, Pio XI disse ancora: ”Il genere umano non è che una sola e universale razza di uomini. Non c'è posto per delle razze speciali… La dignità umana consiste nel costituire una sola e grande famiglia, il genere umano, la razza umana. Questo è il pensiero della Chiesa”. Negli ultimi mesi del 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali, la linea della Santa Sede fu quelle di cercare di attenuarne gli effetti, come dimostrano le trattative serrate e spesso tesissime, tra il Vaticano e il governo italiano. “La Civiltà Cattolica” non condannò pubblicamente la legislazione antisemita promulgata a settembre di quell'anno, anche se in vari articoli pubblicati in precedenza, la rivista dei gesuiti aveva preso le distanze dalle teorie razziste. Il “silenzio” dell'autorevole rivista lettain Segreteria di Stato fu provocato da un decreto ministeriale che imponeva “la proibizione di pubblicare commenti sulla questione razziale divergenti dal senso del Governo nazionale”. Il fascismo imbavagliò gli organi di informazione cattolici proibendo loro non solo di intervenire contro il manifesto della razza, ma addirittura di rendere note le parole già pronunciate da Pio XI. L'8 agosto 1938 Montini, Sostituto della Segreteria di Stato, informò il governo americano di questi provvedimenti, in modo che all'estero non si dicesse che il Vaticano e la stampa cattolica tacevano sui provvedimenti liberticidi emessi contro gli ebrei per pusillanimità o per complicità con il regime. Dai documenti degli archivi vaticani risulta dunque che il Papa fece tutto quello che gli era possibile per evitare la promulgazione di una legislazione discriminatoria nei confronti degli ebrei, e poi, inutilmente, aveva tentato di limitarne gli effetti. Fra l'altro in quei mesi la Santa Sede mise in moto diverse iniziative per aiutare gli ebrei discriminati, chiedendo attraverso le nunziature che fossero accolti in vari Paesi, come dimostrano i dispacci inviati dal Segretario di Stato Pacelli. Il Papa sottoscriverà un appello in favore degli scienziati e degli studiosi che avevano perso il posto, chiedendo ai porporati d'oltreoceano di favorire il loro inserimento. | |
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