Mentre Fini predica affinchè le prediche nelle moschee d'Italia avvengano in Italiano, a
Genova prosegue la
querelle relativa all'instaurazione di un luogo di culto per chi professa la religione islamica.
Fermo restando il principio della rispettabilità e del diritto di professare il proprio culto per tutti, alcune cose vanno dette.
L'Islam è una religione autocefala dove ogni rappresentante, e dunque musulmano, è nel contempo sacerdote e fedele, ovvero non esiste un vero e propro clero nè un vero e proprio luogo di culto prestabilito.
La preghiera rituale che avviene cinque volte al giorno può essere svolta in qualsiasi luogo purchè il fedele si orienti verso la Mecca.
Purtuttavia esistono le moschee, così come esistono le sinagoghe.
Il punto è che la sinagoga, che a Genova esiste da secoli, è ben integrata nel tessuto urbano, civile e sociale della città mentre questa nuova moschea non lo sarebbe.
Si verrebbe a creare uno iato all'interno della stessa struttura sociale e urbanistica della città ben difficilmente arginabile.
Follia pura poi proporre l'esistenza di strutture sopraelvate come minareti, tanto più che nei paesi arabi vengono vietate le stesse le edificazioni di campanili per le chiese cristiane.
Quindi allo stesso modo si deve trovare una soluzione ragionevole alla coesistenza civile dei musulmani ormai trapiantati in Liguria con la millenaria presenza cristiana che fonda le nostre radici europee.
Rispetto per chi vuole essere rispettato dunque.
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