E’ un punto di approdo, la direzione verso cui muoversi per tornare ad essere protagonisti di un ritorno alla politica, di un risveglio sociale e nazionale.
Troppe nefandezze ci sono passate sopra la testa, troppe volte abbiamo abbozzato: come Italiani e sostenitori del nostro popolo dobbiamo iniziare a porre dei freni, a stabilire alcuni paletti.
La vile aggressione a Silvio Berlusconi non è che l’ultimo atto di un dibattito “politico” scaduto nel “gossip”, nel turpiloquio, nel “nulla di serio”.
Probabilmente è il tentativo di fuggire dai veri problemi di difficilissima soluzione che sconvolgono le famiglie italiane: disoccupazione, salari divorati dall’euro e dall’inflazione, morti bianche, distruzione e comunque perdita di valore di qualsiasi riferimento sicuro, crisi della famiglia, crisi della scuola, crisi della società,crisi delle istituzioni, crisi dello stato, crisi ecologica, crisi economica, crisi sociale, ma soprattutto crisi morale.
A questo punto si rende necessario ritornare a parlare ed ad agire secondo alcuni principi etici ormai dimenticati. Chi, se non noi militanti di un’area, sia essa confessionale o laica, da sempre legata ai valori della Tradizione, dello Spirito e dell’Uomo, possiamo reintrodurre nella società, nello stato e nella politica quel tanto di eticità indispensabile per un vivere civile, coeso, comunitario e solidale?
E’ una grossa responsabilità, ma siamo pronti ad assolverla, dimostrando sin dalle più piccole cose la nostra diversità, o per evitare equivoci, correttezza comportamentale.
Ma, non basta! Noi dobbiamo essere più uniti, non solo all’interno del nostro movimento, ma raccogliendo e dando spazi a tutti coloro che si riconoscono in tali valori di riferimento, e facendo capire agli Italiani tutti che proprio dall’unità dei diversi può nascere una nuova grandezza della nostra Nazione. Il Nord, già ricco ed industrioso, ha bisogno del Sud, operoso e creativo, altrimenti si riduce ad essere il Sud dell’Europa con le conseguenze drammatiche che sono già ben visibili.
Infine una destra più sociale deve difendere il popolo dagli attacchi sempre più massicci che il neoliberismo sta portando per cercare di ristabilire un potere che il suo fallimento storico gli sta facendo sfuggire dalle mani. Per ora dobbiamo tappare le falle per alleviare le sofferenze della gente, per poi planare in una graduale trasformazione dei meccanismi sociali e ritornare alle forme più concrete di partecipazione e di democrazia integrale e diretta.
Compiti ardui, difficili, che vale la pena di tentare. Altrimenti… si salvi chi può.
"Il Talebano": intervista ad Aldo La Fata
3 settimane fa
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