Buon anno. Buon anno e buona destra a tutti.
Ieri abbiamo raccontato il 2010 del nostro movimento politico, oggi – primo gennaio – proviamo ad immaginare i dodici mesi che si aprono. Dipendera’ da noi organizzare il futuro di un movimento politico che in questi anni ha dimostrato di saper resistere a tutte le condizioni piu’ avverse. Dovra’ essere l’anno in cui La Destra rientra a pieno titolo nell’agone politico nazionale.
Venerdi mattina, alle 12, riuniro’ l’esecutivo politico nazionale per fissare le tappe della nostra marcia. Credo che, aldila’ della volonta’ di Berlusconi, sara’ impossibile non andare ad elezioni anticipate, e noi dobbiamo essere pronti con firme, candidature e voti. Dobbiamo riportare la Destra italiana in Parlamento, sara’ una rivincita storica contro chi ha tradito.
Se non si votera’ per il Parlamento, entreremo comunque al governo con un nostro rappresentante. Ne ho parlato col presidente del Consiglio, non c’e’ alcun dubbio che questo impegno – preso a Taormina – sara’ mantenuto. E comunque ci saranno le amministrative in molte citta’.
Proporro’ all’esecutivo di dare indicazioni precise alle nostre strutture locali. Le liste non si presentano tanto per presentarle, ma dobbiamo metterle in campo laddove ci sono certezze di candidature esclusivamente locali e utili a ottenere l’obiettivo della rappresentanza istituzionale. E se il centrodestra vuole i nostri consensi, patti chiari amicizia lunga: impegno prima delle elezioni a entrare nelle giunte locali a prescindere dalla conquista dei seggi; altrimenti ognuno per se’.
E poi un appuntamento interno di grande valore. Il congresso nazionale.
Nel 2008 si e’ tenuta la nostra prima volta. E lo statuto mi da’ un mandato triennale che non intendo oltrepassare. E’ un dovere sottoporre a verifica interna il mio incarico e dovremo cominciare la procedura congressuale, partendo da disposizioni precise sul tesseramento e per l’elezione dei delegati dal territorio. Anche su questo, daremo una lezione di politica agli altri partiti. Le cose che diciamo le manteniamo.
Siamo fatti cosi’.
Francesco Storace
"Il Talebano": intervista ad Aldo La Fata
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